A Padova nasce un servizio pionieristico per la diagnosi vulvodinia, una malattia cronica e ancora poco conosciuta che colpisce il 15% delle donne, con un impatto profondo sia fisico che psicologico. Il nuovo ambulatorio, attivo presso l’Azienda Ospedale Università di Padova, integra diagnosi, cura e presa in carico multidisciplinare grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate e a un team specializzato.
Il progetto è stato presentato ufficialmente alla presenza dell’Assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin, del Direttore Generale dell’Azienda Giuseppe Dal Ben e della prof.ssa Alessandra Andrisani, responsabile della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) della struttura padovana.
“È stato fatto un bel lavoro di squadra – ha dichiarato Lanzarin – tra Regione, Azienda e l’Associazione Brelù di Bassano. […] Il risultato lo vediamo oggi, già ottenuto, perché la prima paziente è stata presa in carico il 4 aprile scorso.”
Vulvodinia: una malattia silenziosa ma molto diffusa
La vulvodinia è una patologia cronica caratterizzata da dolore e bruciore persistente nella zona vulvare, spesso mal diagnosticata per anni. Colpisce circa una donna su sei, soprattutto tra i 20 e i 40 anni. Per arrivare a una diagnosi certa possono volerci da due a cinque anni, a causa della complessità del quadro clinico.
Il nuovo ambulatorio è stato collocato all’interno dell’area della PMA proprio per le sue implicazioni dirette sulla fertilità e per la forte connessione con altri ambiti della ginecologia e ostetricia.
Diagnosi vulvodinia: strumenti innovativi e approccio multidisciplinare
All’interno della struttura padovana, il percorso di cura della vulvodinia prevede un’équipe composta da ginecologi, ostetriche, psicologi, fisiatri e fisioterapisti, oltre a specialisti in medicina della riproduzione. Due dispositivi all’avanguardia, già operativi, supportano il lavoro clinico:
- OPHELIA: sistema di radiofrequenza uroginecologica
- LIBERTY: sistema di elettrostimolazione e biofeedback
L’investimento per l’acquisto dei macchinari è stato pari a 48.500 euro.
“Nel corso del tempo abbiamo rafforzato sempre di più tutte le tematiche legate alla salute riproduttiva della donna, all’infertilità, all’oncoinfertilità”, ha spiegato Lanzarin. “Abbiamo poi aggiunto altre patologie, come la più conosciuta endometriosi e la quasi sconosciuta vulvodinia”.
Ricerca clinica e qualità della vita delle pazienti
La UOSD PMA non si limita all’assistenza clinica ma svolge anche un’attività di ricerca scientifica. Sono attualmente in corso due studi:
- Analisi di microbiota e microbioma in relazione alla vulvodinia
- Studio sull’impatto della malattia sulla qualità della vita delle pazienti
Questa doppia prospettiva clinico-scientifica conferma l’orientamento innovativo e attento alla persona che caratterizza il servizio padovano.
“Anche in questo caso – ha concluso Lanzarin – si conferma una delle maggiori strategie della sanità veneta, che riguarda il massimo impegno nei confronti della salute della donna a 360 gradi.”