Sostenibilità ambientale, benessere degli animali e tutela della salute. Ecco cosa spinge gli italiani verso la dieta vegana o vegetariana. Sono i dati Eurispes 2025, appena resi noti, a confermare un trend consolidato: sempre più italiani scelgono diete alternative, con i vegani in particolare aumento. Secondo l’ultimo rapporto presentato a Roma lo scorso 29 maggio, infatti, il 9,5% della popolazione adulta italiana sceglie oggi un regime alimentare vegetariano o vegano.
I numeri parlano chiaro: mentre l’84,9% degli italiani si dichiara onnivoro, il 6,6% ha abbracciato il vegetarianesimo, mentre il 2,9% è vegano e ha scelto di escludere integralmente i derivati animali dalla propria alimentazione. Una percentuale, quest’ultima, apparentemente ridotta, ma quattro volte maggiore rispetto al 2014. In dieci anni quindi il numero dei vegani in Italia è cresciuto notevolmente, seguendo una tendenza confermata dall’incremento dello 0,6% rispetto al 2024, registrato sempre da Eurispes.
L’abbandono del consumo di carne e derivati, dunque, sembra assomigliare a un vero e proprio cambiamento culturale. E, mentre le opzioni plant-based sul mercato si moltiplicano di pari passo con gli italiani che scelgono un’alimentazione veg, non mancano polemiche e perplessità, ma anche dubbi da parte di chi si approccia a un regime alimentare, almeno in parte, diverso da quello tradizionale.
Domande legittime a cui si risponde con l’educazione alimentare, secondo la dottoressa Agnese Cascapera, biologa nutrizionista specializzata nell’alimentazione plant-based: «Una dieta vegetale ben pianificata può offrire numerosi vantaggi per la salute, soprattutto se confrontata con un’alimentazione ricca di carne e prodotti animali. I benefici principali riguardano la riduzione dell’infiammazione, un miglior profilo lipidico e un minore rischio cardiovascolare, grazie a un aumentato consumo di fibre, antiossidanti e grassi insaturi, a scapito di quelli saturi».
Tuttavia, sottolinea la dottoressa, è fondamentale che questa dieta, come ogni altra, sia variata e consapevole, per evitare carenze nutrizionali: «Il rischio principale, quando si improvvisa o si riduce troppo la varietà, riguarda alcuni micronutrienti come ferro, zinco, calcio e vitamina B12. Ma si tratta di situazioni limite: con un minimo di informazione – oggi facilmente accessibile – e facendo attenzione a integrare la B12 è facile evitare carenze».
Un altro punto spesso discusso riguarda i prodotti vegetali processati, come burger o affettati plant-based: «Il loro consumo, se saltuario, non rappresenta un rischio significativo. Anzi, rispetto ai corrispettivi animali, sono generalmente meno impattanti dal punto di vista ambientale e presentano meno criticità dal punto di vista sanitario. Certo, come tutti i cibi processati, possono contenere sale o grassi in eccesso, ma non vanno confusi con l’intera dieta vegetale, che si basa su legumi, cereali integrali, frutta, verdura, tofu e tempeh, tutti alimenti sani e completi».
Dal punto di vista ambientale, le differenze sono ormai ben documentate. «Gli studi parlano chiaro: anche i cibi vegetali processati consumano meno risorse rispetto alla carne, soprattutto in termini di acqua, suolo ed energia. Questo è un punto su cui vale la pena riflettere, anche in un’ottica di scelte consapevoli e sostenibili» spiega ancora Cascapera.
Ma come superare la diffidenza che ancora accompagna le scelte alimentari veg? «La divulgazione scientifica sui social – spiega la nutrizionista – può fare la differenza, soprattutto se porta un messaggio pacato, aperto e basato su evidenze».
I dubbi più frequenti da parte di chi si avvicina a un’alimentazione plant-based riguardano spesso la gestione del peso. «In realtà non c’è alcuna differenza sostanziale – chiarisce –. Per perdere peso serve un bilancio calorico negativo, per aumentarlo il contrario. Che la dieta sia vegetale o onnivora, i principi non cambiano».
Oggi, la nutrizionista segue quasi esclusivamente pazienti che vogliono abbracciare o approfondire questo stile alimentare: «Il 95% delle persone che seguo sono vegetariane, vegane o interessate a diventarlo. Ma anche tra gli onnivori c’è sempre più interesse a ridurre i consumi di carne, spesso per motivi di salute o per avvicinarsi a un’alimentazione più mediterranea, quindi comunque ricca di vegetali».
Un cambiamento lento, ma sempre più evidente, in linea con i dati Eurispes e, seppure la scelta plant-based resti minoritaria, il futuro sembra un po’ più verde. «Rispetto a dieci anni fa – conclude Cascapera – l’interesse è aumentato tantissimo. Le persone sono più informate, più curiose, meno ostili. C’è maggiore empatia verso gli animali, ma anche una crescente consapevolezza di quanto l’alimentazione influenzi il nostro benessere e quello del pianeta. Ed è bello vedere che oggi, più che mai, si possa parlare di questi temi con maggiore apertura e rispetto reciproco».