Un aumento degli investimenti in salute mentale potrebbe portare benefici economici e sociali per l’Italia, secondo il rapporto “La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia (Si apre in una nuova finestra)”, presentato oggi al Ministero della Salute. Lo studio, realizzato da Angelini Pharma in collaborazione con The European House – Ambrosetti nell’ambito dell’iniziativa Headway®, evidenzia che destinare il 5% della spesa sanitaria nazionale alla salute mentale potrebbe generare benefici economici per 10,4 miliardi di euro.
Salute mentale: un’emergenza sanitaria ed economica
In Italia, i disturbi mentali colpiscono una persona su sei, con ansia e depressione come patologie più diffuse (rispettivamente 6.950 e 5.365 casi ogni 100.000 abitanti). Tuttavia, solo il 57,9% dei casi viene trattato, il che evidenzia una carenza nell’accesso ai servizi di salute mentale.
Secondo i dati del rapporto, i disturbi mentali costano all’Italia circa 20 miliardi di euro l’anno, pari al 3,3% del PIL, con perdite complessive che superano i 63 miliardi di euro a causa di minore produttività, assenteismo e disoccupazione di lunga durata.
Investire nella salute mentale: un ROI di 4,7 per ogni euro speso
Attualmente, l’Italia investe solo il 3,4% della spesa sanitaria nella salute mentale, un valore inferiore a quello di altri Paesi europei come Francia (15%) e Germania (11,3%). Il rapporto stima che portare la spesa al 5% genererebbe benefici per 10,4 miliardi di euro, mentre un investimento più ambizioso, pari al 10% della spesa sanitaria, potrebbe tradursi in un impatto economico positivo di 43,3 miliardi.
“Per ogni euro investito in salute mentale, il Sistema-Paese ne guadagna 4,7,” ha commentato Daniela Bianco, Partner di The European House – Ambrosetti e Responsabile della Practice Healthcare del TEHA Group. “Investire nei servizi di salute mentale significa migliorare la qualità della vita e avere un impatto positivo sull’economia e sulla società”.
Un problema, quello del disagio psicologico, che colpisce la popolazione in età lavorativa
Il 64,8% dei disturbi mentali in Italia riguarda persone tra i 20 e i 64 anni, con un impatto diretto sul mercato del lavoro. Il tasso di occupazione per chi soffre di disturbi mentali è del 42,7%, scendendo al 40,2% per coloro con patologie più complesse, ovvero circa 20 punti percentuali in meno rispetto alla media della popolazione.
“L’efficienza e l’efficacia delle risorse attuali devono essere migliorate, con particolare attenzione ai servizi territoriali e alle strategie di intervento precoce,” ha dichiarato Gabriele Ghirlanda, Executive Director Global Value, Access & Public Affairs di Angelini Pharma.
La necessità di un cambiamento strutturale nei confronti della salute mentale
La distribuzione dei servizi di salute mentale in Italia è disomogenea: la prevalenza trattata varia dai 266,1 casi per 10.000 abitanti nella Provincia Autonoma di Bolzano agli 84,8 della Sardegna, segnalando possibili problemi di accesso e diagnosi.

“L’industria farmaceutica ha un ruolo cruciale nel supportare la salute mentale attraverso investimenti in innovazione e partnership strategiche,” ha dichiarato Sergio Marullo di Condojanni, CEO di Angelini Industries. “Il nostro impegno è volto sia alla ricerca di nuove soluzioni terapeutiche sia alla lotta contro lo stigma che ancora circonda questi disturbi”.
Anche secondo il Prof. Alberto Siracusano, Coordinatore del Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale, è necessario un approccio integrato: “Dobbiamo adottare una strategia One Mental Health per rispondere ai bisogni della popolazione in tutte le fasi della vita, con particolare attenzione alle donne, agli anziani e al tema della solitudine”
Il rapporto Headway® sembra dimostra chiaramente che un aumento degli investimenti nella salute mentale non è solo una necessità sanitaria, ma anche un’opportunità economica per il Paese. Un impegno maggiore in questo ambito potrebbe tradursi in minori costi sanitari, una forza lavoro più produttiva e una società più inclusiva. L’Italia ha ancora un ampio margine di miglioramento per raggiungere gli standard europei, ma i dati suggeriscono che il ritorno su tali investimenti sarebbe più che positivo.