Storia ed evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale SSN in Italia

Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano rappresenta una pietra miliare nella tutela della salute pubblica, garantendo l’accesso universale alle cure mediche per tutti i cittadini. La sua istituzione nel 1978 ha segnato una svolta significativa, ma le radici di questo sistema affondano in un lungo percorso storico e giuridico che inizia con l’Unità d’Italia nel 1861.

Le origini dell’assistenza sanitaria: dall’Unità d’Italia al periodo fascista

Con l’unificazione italiana, si rese necessaria l’armonizzazione delle diverse normative sanitarie presenti nei vari stati preunitari. Nel 1866, con l’annessione del Veneto, vennero estese a questa regione le norme sabaude, tra cui l’editto di Carlo Alberto del 24 dicembre 1836, che uniformava l’organizzazione delle Opere Pie, istituzioni caritatevoli preposte all’assistenza dei bisognosi. Questo editto promuoveva l’autonomia delle Opere Pie, pur mantenendo un controllo statale, specialmente sulla gestione contabile.

Foto storica del Consorzio Provinciale Antitubercolare di-Milano. Raffigura una Stazione schermografica durante una visita agli operai. ©Reparto Fotografico Breda.
Consorzio Provinciale Antitubercolare di Milano. Stazione schermografica per la visita agli operai. ©Reparto Fotografico Breda.

Una svolta significativa avvenne con la legge del 2 dicembre 1888, n. 5849, che separò il settore delle Opere Pie da quello della sanità all’interno del Ministero dell’Interno, istituendo il Consiglio Superiore della Sanità e la Direzione Generale della Sanità Pubblica. A livello locale, furono creati gli Uffici Sanitari Provinciali, sotto la supervisione dei Prefetti, e gli Uffici Sanitari Comunali. Successivamente, la Legge Crispi del 17 luglio 1890, n. 6972, trasformò le Opere Pie in Istituzioni Pubbliche di Beneficenza, segnando il passaggio dal concetto di beneficenza a quello di assistenza.

Durante il periodo fascista, l’assistenza sanitaria pubblica conobbe un notevole sviluppo. Il Regio Decreto del 30 dicembre 1923, n. 2889, riformò gli ordinamenti sanitari, accentuando il controllo del Prefetto su ospedali e strutture assistenziali. Nel 1934, con il Regio Decreto del 27 luglio, n. 1265, venne emanato il primo Testo Unico delle Leggi Sanitarie, che rimase in vigore fino al 1978. Nel 1937, le Congregazioni di Carità furono soppresse e le loro funzioni trasferite agli Enti Comunali di Assistenza (ECA), attivi fino agli anni Sessanta.

In questo periodo, si svilupparono anche attività specialistiche sul territorio, come i Consorzi Anti-Tubercolari, e nacquero le “mutue“, enti mutualistici destinati a specifiche categorie di lavoratori, finanziati dai contributi degli stessi lavoratori e dei datori di lavoro.

Dal secondo dopoguerra alla nascita del Sistema Sanitario Nazionale SSN

Nel secondo dopoguerra, con la nascita della Repubblica Italiana, si avvertì l’esigenza di riformare il sistema sanitario per garantire una tutela più equa e universale della salute. La Costituzione del 1948, all’articolo 32, sancì: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Questo principio costituì la base per le successive riforme sanitarie. (Fonte – si apre in una nuova scheda: RAI Cultura).

Nel 1958, con la Legge 13 marzo, n. 296, venne istituito il Ministero della Sanità, separando definitivamente le competenze sanitarie da quelle dell’Interno. Tuttavia, il sistema sanitario italiano continuava a essere frammentato e basato su enti mutualistici che garantivano l’assistenza solo a chi era coperto da assicurazione.

La svolta decisiva avvenne con la Legge 23 dicembre 1978, n. 833, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questa legge rivoluzionò il sistema sanitario italiano, introducendo un modello universalistico ispirato al sistema Beveridge (c.d. modello Britannico), superando il precedente modello mutualistico di tipo Bismarckiano. L’accesso alle cure sanitarie fu reso universale, basato sul principio di uguaglianza e finanziato attraverso la fiscalità generale. (Fonte – si apre in una nuova scheda: Quotidiano Legale).

Il ruolo di Tina Anselmi nella nascita del Servizio Sanitario Nazionale SSN

La foto rappresenta Tina Anselmi, considerata la fondatrice del Servizio Sanitario Nazionale
Tina Anselmi – ©Ordine Infermieri di Bologna

Un ruolo fondamentale nella creazione del Servizio Sanitario Nazionale SSN fu svolto da Tina Anselmi, prima donna a ricoprire la carica di Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (1976-1978) e poi Ministro della Sanità dal 1978 al 1979. Esponente della Democrazia Cristiana, Tina Anselmi lavorò instancabilmente per promuovere una sanità equa e accessibile a tutti i cittadini.

Come Ministro della Sanità, Anselmi guidò il processo legislativo che portò all’approvazione della Legge 833/1978. La sua visione progressista e il suo impegno politico furono determinanti per superare le resistenze di vari gruppi di interesse e per convincere il Parlamento dell’importanza di adottare un sistema sanitario universale. Tina Anselmi considerava la salute un diritto fondamentale e si impegnò affinché l’Italia avesse un sistema che rispecchiasse pienamente i principi costituzionali di uguaglianza e solidarietà.

Grazie alla sua determinazione, il Servizio Sanitario Nazionale divenne realtà, garantendo cure gratuite e universali, e rappresentando una conquista sociale epocale. (Fonte – si apre in una nuova scheda: Ministero della Salute.)

Le riforme successive

Dopo l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale SSN, l’assetto organizzativo fu oggetto di diverse riforme. Nel 1992, con il Decreto Legislativo 30 dicembre, n. 502, il sistema sanitario fu riorganizzato, trasformando le Unità Sanitarie Locali (USL) in Aziende Sanitarie Locali (ASL) con autonomia giuridica e gestionale. Le Regioni acquisirono un ruolo sempre più centrale nella gestione del sistema sanitario, in linea con il principio di decentramento amministrativo.

Negli anni successivi, il SSN ha continuato a evolversi, affrontando sfide come l’invecchiamento della popolazione, la crescente domanda di servizi sanitari e la sostenibilità economica. Tuttavia, il modello introdotto nel 1978 rimane il pilastro del sistema sanitario italiano, un esempio di solidarietà e giustizia sociale.

Quest’analisi storica dell’assistenza sanitaria in Italia e della nascita del Servizio Sanitario Nazionale è stata possibile anche grazie al prezioso contributo di ricostruzione della dott.ssa Maria Cristina Zanardi, archivista, U.O.C. Affari Generali dell’ULSS 6 Euganea.

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