Braccio ingessato? Da oggi non più con PlayCast!

Chiunque si sia ritrovato con un arto ingessato, sa quanto sia fastidioso. E ci vuole poco a capirlo anche per chi fortunatamente non è mai stato ingessato: il gesso è pesante, fa sudare, può far venire piaghe o lesioni da decubito e ovviamente non va assolutamente bagnato.

Per ottenere una corretta immobilizzazione dell’arto fratturato occorre prima di tutto personale
specializzato che, con la supervisione dello specialista ortopedico, modelli manualmente l’ingessatura facendola aderire nei punti corretti. È comunque un lavoro “artigianale” e vi sono molti limiti palesi in una perfetta personalizzazione dell’ingessatura.

Sicuramente non è un supporto pratico o moderno, basti pensare che il gesso è nato nel 1851 e fino ad oggi pare essere l’unica soluzione che si prospetta davanti ad un arto fratturato.

Se invece vi dicessimo che ora esiste anche un metodo alternativo?

100% made in Italy, comodo, fino a cinque volte più leggero del gesso e perfino resistente all’acqua. Sembra impossibile e invece no!

Si chiama PlayCast ed è un rivoluzionario metodo brevettato circa cinque anni fa da tre professionisti uniti dalla passione per la medicina e la tecnologia. PlayCast è un supporto che può sostituire il tradizionale gesso, impattando notevolmente meno sulla quotidianità del paziente, che infatti potrà perfino andare in piscina senza problemi.

Innovazione e sostenibilità

PlayCast è anche totalmente sostenibile, viene prodotto con la stessa plastica delle bottiglie, non richiede nessuno smaltimento speciale ed è al 100% riciclabile. Il gesso tradizionale, una volta rimosso viene considerato rifiuto biomedico speciale e quindi il processo di riciclo diventa più lungo e complicato. La plastica PET che viene utilizzata per i PlayCast si può riutilizzare quante volte si vuole. Tutti i colori, tranne il bianco e le tonalità fluo sono derivati da materiali già riciclati. I colori più accesi sono composti da plastica nuova, ma al termine del trattamento può essere riciclata tranquillamente pronta per trasformarsi in qualcos’altro, anche in un nuovo PlayCast.

Intervistiamo Jacopo Lazzaro, architetto e insieme a Davide Ranaldo e Nicola Trevisan fondatore di PlayCast srl.

Per quali tipi di fratture può essere utilizzato PlayCast?

Al momento per le fratture composte della zona dell’avambraccio che sono anche le più comuni. Ma stiamo lavorando per renderlo perfettamente adatto anche ad altri tipi di frattura. Contemporaneamente stiamo trasferendo la nostra tecnologia all’ambito veterinario dove la medicina personalizzata non è ancora per nulla diffusa.

Quali sono le fasi tecniche per la costruzione di PlayCast?

Solitamente il paziente con frattura che arriva da noi è già stato in ospedale, dove gli sono state fatte le lastre ed è stato ingessato con il metodo tradizionale. Quindi, dopo aver valutato con i nostri ortopedici l’applicazione in totale sicurezza di PlayCast, si procede con la rimozione del gesso esistente. Successivamente c’è la scansione, che avviene attraverso un dispositivo sviluppato da noi, che realizza scansioni 3D in un istante, come se facesse una foto. 

Poi il nostro software parametrico prepara il modello 3D virtuale di quello che sarà il PlayCast adatto al paziente secondo le direttive dell’ortopedico che ne definisce i parametri, come la dimensione, la resistenza, lo spessore etc. Anche il paziente è coinvolto nella personalizzazione con la scelta del colore, cosa che piace molto soprattutto ai bambini. Infine il PlayCast viene prodotto con stampanti 3D modificate ad hoc per ottenere pezzi resistenti e ad una velocità da record per questo tipo di produzione.

Sembrerebbe un procedimento abbastanza lungo…

No, affatto! Ogni pezzo viene fatto completamente su misura del paziente. Mediamente per la realizzazione di un PlayCast ad hoc ci vogliono solo circa due ore

E’ necessario togliere e sostituire PlayCast ad ogni visita di controllo o per fare le lastre? E come viene rimosso in maniera definitiva alla fine del trattamento?

Questa è un’altra grande novità: PlayCast non va rimosso e poi sostituito per poter effettuare i raggi, come invece si fa con il tradizionale gesso, perché è radio trasparente. E per toglierlo niente seghe o forbici speciali (che possono causare ansia al paziente dato il momento carico di emotività). L’ortopedico dovrà solo rimuovere gli appositi sigilli che sono stati apposti al momento dell’applicazione.

Ma quanto costa Playcast e come fare per sostituire il proprio gesso?

Un PlayCast per fratture dell’avambraccio costa 320 € e per sostituire il proprio gesso si può contattare direttamente PlayCast Srl.

In alternativa ci si può rivolgere ad Orthomedica srl, la prima sanitaria in Italia ad aver scelto PlayCast per i propri pazienti. Se abitate nel Triveneto potete rivolgervi ai centri Orthomedica di Padova, Verona, Treviso, Vicenza, Trento e Gorizia.


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