Ciascuno di noi convive, senza saperlo, con oltre mille miliardi di utili e microscopici “esseri” che risiedono nel nostro intestino. Stiamo parlando di batteri, virus, funghi e protozoi (dal peso totale di circa un chilo e mezzo) che costituiscono la nostra flora intestinale, oggi più correttamente nota come microbiota intestinale.
E’ oramai noto da tempo che il microbiota (e tutta la sua preziosa variabilità genetica, che prende il nome di microbioma) è un prezioso alleato della salute. Sono infatti decine le ricerche che hanno dimostrato la sua funzione di stimolo del sistema immunitario e delle funzioni digestive. Non solo: il microbiota intestinale (quando la sua composizione si altera) è collegato allo sviluppo di patologie come il diabete, le malattie infiammatorie intestinali, la depressione e perfino il cancro.
Come possiamo dunque prenderci cura del nostro microbiota e microbioma e, soprattutto, come si “trasmette” un microbiota utile per il nostro benessere?
La maggior parte del microbiota ci viene trasmesso dalla nostra madre biologica durante il parto. Grazie ad uno studio internazionale coordinato dal Dipartimento Cibio dell’Università di Trento, i cui risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica Nature, oggi sappiamo che un’altra fonte decisiva dei microbi che contribuiscono alla salute sono le persone con le quali si vive a stretto contatto.
Si tratta dello studio più imponente compiuto finora sulla trasmissione del microbioma. Sono stati infatti analizzati più di 9 mila campioni di feci e di saliva da persone in 20 paesi, di tutti i continenti.
La ricerca ha confermato che la prima trasmissione del microbiota intestinale avviene alla nascita ed è duraturo, tanto che il bagaglio di batteri del microbiota sano ereditati dalla mamma è riconoscibile anche fino agli 80 anni di età.
Dall’analisi emerge, poi, che nella popolazione adulta un altro canale di trasmissione dei microbi che compongono il microbiota sono le persone con cui si hanno relazioni strette, come in casa tra partner, figli e figlie o nei rapporti di amicizia.
Dallo studio del microbioma potrebbero arrivare nuove strategie di prevenzione per molte patologie
Questa trasmissibilità del microbioma apre scenari inediti, come spiega Nicola Segata, professore del Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata Cibio dell’Università di Trento e dell’Istituto Europeo di Oncologia, nonché autore e coordinatore di questo studio per l’Università di Trento:
«La trasmissione del microbioma ha implicazioni importanti per la nostra salute poiché alcune patologie non trasmissibili (come le malattie cardiovascolari, il diabete o il cancro) sono riconducibili in parte a una composizione alterata del microbioma.
Avere dimostrato che il microbioma umano è altamente trasmissibile potrebbe portare a considerare alcune di queste malattie (normalmente considerate non trasmissibili) come – almeno in una piccola parte – malattie trasmissibili.
Approfondire le conoscenze sulla trasmissione del microbioma può quindi far progredire la comprensione dei fattori di rischio di queste malattie e aprire, in prospettiva, la possibilità di ridurne tale rischio con terapie che agiscano sul microbioma o sulle sue componenti trasmissibili».
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