Diagnosi precoce del Parkinson: l’olfatto e la saliva come segnali d’allarme

La diagnosi precoce del Parkinson è una delle sfide principali della ricerca neurologica, oggi al centro dell’11° Congresso della Società Italiana Parkinson e Disordini del Movimento LIMPE-DISMOV. L’evento, svoltosi a Roma, ha visto la partecipazione di oltre 800 esperti italiani e internazionali, evidenziando come diagnosi più precoci e terapie sempre più mirate possano migliorare la qualità della vita dei circa 400.000 pazienti italiani affetti da questa malattia neurodegenerativa.

Secondo Giovanni Fabbrini, presidente di LIMPE-DISMOV, “siamo in un momento cruciale: grazie a nuovi strumenti diagnostici e a terapie sempre più personalizzate, abbiamo la possibilità concreta di intercettare la malattia in fase precoce e accompagnare i pazienti in percorsi di cura più efficaci”.

Tra le strategie emergenti per la diagnosi precoce del Parkinson, spiccano le ricerche sul senso dell’olfatto e sulla saliva. Il progetto internazionale PPMI4, sostenuto dalla Michael J. Fox Foundation, utilizza test olfattivi per individuare segnali preclinici della malattia. Come spiegato da Paolo Barone dell’Università di Salerno, lo studio punta a individuare marcatori precoci della malattia attraverso un test olfattivo su larga scala, seguito da analisi più approfondite nei soggetti con anomalie.

Parallelamente, all’Università Sapienza di Roma si studia la saliva come fluido diagnostico. Il neurologo Daniele Belvisi ha illustrato come un pannello di biomarcatori salivari può distinguere i pazienti nelle fasi iniziali e prevederne l’evoluzione clinica, aprendo nuove possibilità per una diagnosi ancora più precoce.

Tecnologie wearable e IA: monitoraggio continuo e personalizzazione terapeutica

Una delle innovazioni più promettenti nella gestione del Parkinson è rappresentata dalle tecnologie indossabili, che permettono il monitoraggio continuo dei sintomi, anche a domicilio. I dati raccolti da questi dispositivi non si limitano ai disturbi del movimento, ma includono anche sonno, pressione arteriosa e funzioni cognitive.

Come sottolinea Andrea Pilotto dell’Ospedale Civile di Brescia, “la tendenza è verso sensori miniaturizzati, localizzati e a basso impatto, in grado di funzionare nel lungo periodo […]”. In questo contesto, l’intelligenza artificiale diventa fondamentale per interpretare i dati e personalizzare le risposte terapeutiche.

Terapie innovative per la fase avanzata: meno invasività, più efficacia

Anche per i pazienti in fase avanzata si profilano opzioni terapeutiche più efficaci e meno invasive. Tra queste, l’infusione sottocutanea continua di foslevodopa/foscarbidopa rappresenta una valida alternativa all’infusione intestinale. Giovanni Cossu, del Centro Parkinson dell’ARNAS G. Brotzu di Cagliari, ha dichiarato: “la procedura […] è continua anche durante il sonno, salvaguardando il riposo del paziente ed è più semplice da gestire”, ma nei primi tre mesi è fondamentale un monitoraggio molto frequente.

Altrettanto promettente è l’uso degli ultrasuoni focalizzati guidati da risonanza magnetica (MRgFUS). Questa tecnica consente di trattare aree cerebrali specifiche senza incisioni chirurgiche, creando una piccola lesione controllata per ridurre i sintomi. Roberto Eleopra, direttore della Neurologia dell’Istituto Besta di Milano, ha spiegato che è indicata anche per pazienti molto anziani, poiché non ha limiti di età e permette di testare l’effetto prima di renderlo permanente.

Infine, la stimolazione cerebrale profonda (DBS) si conferma una delle soluzioni più efficaci nei casi selezionati, grazie a dispositivi più moderni e meno invasivi. Secondo Elena Moro dell’Università di Grenoble, “è essenziale però intervenire nel momento giusto: né troppo presto né quando la malattia è ormai in fase troppo avanzata […]”.

Parkinson: il ruolo della riabilitazione e dell’approccio multidisciplinare

Il Congresso ha dedicato ampio spazio anche al confronto internazionale e alla necessità di un approccio multidisciplinare al Parkinson, coinvolgendo non solo neurologi ma anche fisioterapisti, logopedisti, infermieri e psicologi.

Le differenze di genere nella manifestazione clinica e nella risposta terapeutica sono state uno dei temi centrali, così come il valore crescente della riabilitazione motoria e cognitiva, inclusa la teleriabilitazione. Come evidenziato da Marialuisa Gandolfi dell’Università di Verona, “la teleriabilitazione consente di estendere nel tempo il percorso riabilitativo, con potenziali benefici per i pazienti e una gestione più sostenibile delle risorse sanitarie”.

Innovazione e accessibilità: la sfida della ricerca sul Parkinson

Il futuro della diagnosi precoce del Parkinson è già presente: olfatto, saliva, wearable e intelligenza artificiale stanno cambiando le regole del gioco. Ma perché queste innovazioni abbiano un impatto reale, devono diventare strumenti accessibili nella pratica clinica quotidiana. Il Congresso LIMPE-DISMOV ha indicato la strada: ora è il momento di percorrerla insieme, ricercatori, medici e pazienti.

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