Anziani domani. Quali traiettorie di vita imboccare?

C’è un’importante porzione di futuro che sta bussando con insistenza alle porte dei politici, dei geriatri, dei patologi, degli economisti. Vuole conoscere adesso, subito, quali traiettorie di vita imboccare per il futuro degli anziani. Rimandare non è più possibile. La macchina è già impantanata. Quasi ferma. O si calibrano ora gli interventi o domani sarà troppo tardi.

Di questa preoccupazione si è fatta interprete AltaVita-Ira. Con il proprio Comitato Etico, in collaborazione con analoghi organismi di RSA e Fondazioni Lanza e Zancan, lo scorso sabato ha proposto un dibattito a più voci per indicare un futuro possibile del pianeta anziani, sempre più importante, ingombrante, decisivo. 

Sono stati chiamati nell’aula Nievo del Bo – gremita come non mai – esperti di più settori, perché la “materia anziani”, chiama in causa non solo geriatri ma demografi, amministratori, organizzatori di sistemi di welfare, economisti, generazioni diverse, famiglie. 

Quale futuro per gli anziani?

Oggi ci si trova di fronte ad una sorta di “bolla”, che si ingrossa sempre più e minaccia di scoppiare se non si interviene. Non propinando, però, altri progetti ma trovando finalmente soluzioni.

Quali? Attraverso un’assunzione di responsabilità di tutti, trasformando lo sforzo in capacità di realizzazione. Facendo un “salto di ingegno e civiltà”, ha detto don Renzo Pegoraro, cancelliere della Pontifica Accademia per la Vita, a conclusione del convegno. 

A suo giudizio, dal confronto, sono quattro le parole che hanno legato tre ore di interventi: tavolo, patto, cultura, persone. Un tavolo per dialogare, progettare e condividere; un patto, fatto di un’alleanza intergenerazionale; una cultura per seminare fiducia nella ricostruzione; persone giuste da mettere al fianco dell’anziano, persone da formare e valorizzare.

Anche Giuseppe Sergi, responsabile della Scuola di Specializzazione in Geriatria dell’ateneo di Padova, coordinatore del dibattito, aprendo i lavori ha a sua volta auspicato un patto fra le istituzioni che devono apportare ciascuna un contribuito armonico per garantire traiettorie sicure all’anziano. 

Le proposte per il futuro degli anziani emerse a Padova

La prima proposta operativa è arrivata da Maria Chiara Corti, direttore dei Servizi Sociosanitari dell’Ulss 6 Euganea: puntiamo a creare luoghi di vita, non solo di cura, fra ospedale e casa, luoghi dove viene rispettata la privacy e la dignità degli anziani. 

All’invito a mettersi insieme per dare le risposte ai cittadini, si è associato subito Stefano Bellon, presidente di AltaVita-Ira: con la collaborazione del nostro personale siamo pronti a dar vita a iniziative innovative, a scelte coraggiose e a condividere le esperienze che garantiscano qualità all’assistenza agli anziani.

La situazione del “pianeta-anziani” oggi nel Veneto è stata descritta, in particolare, da Roberto Volte, presidente Uripa, e dall’assessore regionale Manuela Lanzarin

Per Volpe da anni si è in presenza di una situazione drammatica, contrassegnata da spreco di idee e di risorse e da strutture di accoglienza, specie dei non autosufficienti, inadeguate; per non parlare della carenza di personale, mentre ci si guarda bene dal coinvolgere la scuola, organizzando ad esempio un tipo di liceo socioassistenziale

Della drammatica mancanza di infermieri per l’assistenza agli anziani ha parlato anche l’assessore Lanzarin, dalla quale è partito l’invito a mettersi insieme per ridisegnare un settore che ha bisogno di scelte coraggiose e di uno sforzo forte, subito, per individuare percorsi di vita facendo rete. 

Il futuro degli anziani dipende dal presente

Altri operatori hanno ricordato che il futuro dipenderà da ciò che dobbiamo fare nel presente, mettendo sotto la lente di ingrandimento la questione della non autosufficienza e confidando nel coinvolgimento del volontariato, oggi purtroppo lasciato nell’angolo.

C’è un futuro che avanza con un’impetuosità che assomiglia molto ad una rivoluzione. L’ha evidenziato Gianpiero Dalla Zuanna, professore ordinario di demografia, mettendo sul tavolo esclusivamente dei numeri: da qui al 2040 l’aumento delle persone con più di 70 anni salirà del 50 per cento, raddoppieranno gli anziani con più di 90 anni, cresceranno gli anziani coniugati e istruiti, e ci saranno sempre più anziani afflitti da disabilità. Numeri che dovranno comportare scelte: adeguando l’assistenza domiciliare e pensando a strutture per l’accoglienza dei non autosufficienti.

Delle potenzialità sociali nel futuro dell’assistenza all’anziano, in base anche ai decreti attuativi in programmazione, ha parlato Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan e membro del gruppo di esperti che ha scritto la legge delega sulla non autosufficienza, che ora è in attesa dei decreti attuativi. 

Ha illustrato i contenuti della riforma, prevista dal PNRR- il piano nazionale di ripresa e resilienza – e attesa da 30 anni nel nostro Paese. Una riforma che rappresenta “una opportunità colossale” per prendersi cura delle persone e per colmare i gravi ritardi del settore. 

Si è all’inizio di un percorso di cambiamento per dare via ad ambiti territoriali sociali in grado di dare soluzione ai bisogni delle persone anziane non autosufficienti, ai loro famigliari e a chi li assiste professionalmente, che costituiscono un universo di 10 milioni di individui. 

Le malattie che portano alla non autosufficienza nell’anziano

Tra le malattie che portano alla non autosufficienza ci sono le patologie neurodegenerative. Ne ha parlato Cristina Basso, referente per la Regione Veneto al Tavolo Nazionale per le Demenze. In Veneto ci sono 50 mila assistiti con Parkinson e Alzheimer, cui garantire modelli di cura dinamici e continuità assistenziale, ma per fare questo è indispensabile la multidisciplinarietà e la creazione di una rete dedicata.

Di una nuova sanità territoriale ha parlato in video-collegamento da Torino l’economista Nerina Dirindin, raggiungile attraverso una nuova cultura della cura, la messa in rete di ospedale e territorio, facendo lavorare insieme servizi sanitari e sociali e riportando le cure di prossimità all’interno del servizio sanitario nazionale.

Con un po’ di scoramento per la scarsa integrazione nei percorsi diagnostici e terapeutici, sul tema delle sfide legate alle cronicità che ci attendono ha parlato Paola Pisanti, in video collegamento da Roma. Ha battuto particolarmente su un punto: confrontarsi, mettendo a disposizione tutte le professionalità per il bene comune. Ha auspicato un potenziamento dell’assistenza domiciliare, ricordando, tuttavia, che le RSA non vanno considerate assolutamente come una meta terminale.

Il convegno ha messo in campo idee, ha fotografato la realtà odierna con gli occhi puntati al futuro. Per Valter Giantin, geriatra, presidente del Comitato Etico di AltaVita-Ira, deus ex machina dell’incontro, si è trattato di un punto di partenza importante, di una benefica scossa finalizzata ad interrogarsi sul futuro. Per trovare tutti assieme “traiettorie di vita per il futuro degli anziani” che coinvolgano aspetti sociali, assistenziali, culturali, economici e psicologici. Un futuro tremendamente vicino. 

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