Buone notizie per i malati di Parkinson e per i loro caregiver in occasione della Giornata Nazionale del Parkinson, un evento organizzato da Fondazione LIMPE, che si celebra sabato 26 novembre. Al Congresso dell’Accademia LIMPE-DISMOV (Studio della Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento), la casa farmaceutica EVER Pharma ha presentato un nuovo approccio terapeutico, integrato con un servizio d’assistenza ai pazienti con infermieri e call-center, per affrontare al meglio le fasi più critiche di questa insidiosa malattia neurologica.
«Siamo molto coinvolti da questa nuova avventura nella cura della malattia di Parkinson – commenta Alessandro Motta, Amministratore Delegato di EVER Pharma Italia – e crediamo che la nuova proposta terapeutica integrata che presentiamo al Congresso dell’Accademia LIMPE-DISMOV possa fare la differenza nella gestione della malattia. Da sempre, il paziente è al centro dell’impegno della nostra azienda che va oltre la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci e amplia il suo raggio di azione nell’individuazione di quelle soluzioni e servizi che possano facilitare l’esperienza terapeutica di pazienti e caregiver».
Terapie avanzate per il Parkinson
Il tema principale su cui si concentra l’attenzione di EVER Pharma è quello delle cosiddette “terapie avanzate”. Si tratta di quel momento molto difficile da affrontare, sia per chi soffre di Parkinson, che per i familiari dei pazienti o di chi se ne prende cura, in cui iniziano a comparire sintomi come le fluttuazioni motorie e le ipercinesie. Si trattano di quei periodi di blocco motorio prolungato e/o non prevedibile, e movimenti involontari che provocano forti disabilità e impattano in modo significativo sulla qualità di vita dei pazienti.
«In molti pazienti può accadere che, dopo diversi anni, la terapia assunta per via orale non sia più in grado di controllare in modo soddisfacente la sintomatologia – afferma il Professor Fabrizio Stocchi dell’Università e IRCCS San Raffaele Roma – nel 40-50% dei casi le fluttuazioni motorie compaiono dopo cinque anni di trattamento e nell’80% si manifestano dopo 10 anni, mentre la prevalenza d’ipercinesie in pazienti che seguono cure a lungo termine varia dal 30 all’80%».
Dati molto variabili, di difficile previsione, che variano da paziente a paziente. Per questo risulta fondamentale, un approccio terapeutico appropriato che tenga conto di tutte queste possibili variazioni.
Una nuova terapia per il Parkinson
Grazie all’innovativa terapia integrata con Dacepton®, un farmaco a base di apomorfina, il più potente tra i dopamino-agonisti (molecole che stimolano “direttamente” i recettori dopaminergici), sarà possibile affrontare in maniera più efficace questa fase critica della patologia. Una terapia che, in tempi rapidi, consente la riduzione della durata delle fasi di blocco motorio e dell’intensità delle ipercinesie, garantendo al tempo stesso minore invasività rispetto alle altre “terapie avanzate”.
La prima delle novità di questa terapia integrata è rappresentata dalla pompa D-mine®, un dispositivo elettronico di ultima generazione, che permette anche il monitoraggio dell’aderenza al trattamento. Un’ulteriore novità è D-mine® care, un servizio di assistenza al paziente con infermieri e call center a disposizione fin dall’inizio e per tutto il periodo di cura. Grazie all’unione della somministrazione dei farmaci più semplice con un’assistenza infermieristica assicurata, questa cura integrata rappresenta una vera e propria innovazione nel panorama terapeutico per il Parkinson oggi disponibile. Innovazione che fa la differenza non solo per il paziente ma anche per il caregiver.
La ricerca scientifica per la malattia di Parkinson
«Lo sforzo della ricerca scientifica degli ultimi anni – commenta il Professor Angelo Antonini, direttore dell’Unità Parkinson che opera presso la Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Padova – è stato rivolto al tentativo di restituire al paziente parkinsoniano, in fase avanzata di malattia, quella stessa stabilità di condizione motoria garantita nei primi anni di trattamento. Particolare attenzione è stata posta sulle modalità di somministrazione di farmaci dopaminergici, così importante per il buon esito della terapia e che mira a superare le difficoltà del trattamento orale utilizzando una via di somministrazione sicura e più semplice come quella sottocutanea».
«L’opportunità terapeutica integrata di Dacepton – continua il Professor Antonini – rappresenta un importante passo avanti in tal senso, soprattutto perché è integrata con un servizio di assistenza infermieristica al paziente che parte dalla fase iniziale di formazione sul corretto utilizzo della pompa D-mine®, prosegue in maniera costante per tutta la durata del trattamento e prevede la raccolta di preziose informazioni sull’andamento della terapia, elaborate e condivise con il clinico di riferimento».
Cos’è la malattia di Parkinson?
La malattia di Parkinson è una condizione degenerativa del cervello che colpisce i neuroni dopaminergici, cioè quelle cellule nervose responsabili della produzione della dopamina, che partecipano a importanti e fondamentali processi biologici come la cognizione, la motivazione e il movimento. La diagnosi di Parkinson si basa sulla presenza di rallentamento motorio (bradicinesia), ipertono muscolare (un aumento patologico del tono muscolare visibile e riconoscibile al tatto) e tremore. In genere, i sintomi si manifestano quando oltre il 50% dei neuroni dopaminergici è già stato colpito. Con il progredire e l’aggravarsi della malattia, oltre a questi sintomi, il Parkinson provoca una progressiva compromissione dei meccanismi del controllo posturale e della deambulazione, tali da compromettere le capacità motorie dei pazienti.
I dati del Parkinson in Italia e nel mondo
Come riporta l’OMS, nel mondo, tra tutte le malattie neurologiche, il morbo di Parkinson è quello che ha registrato un incremento più stabile e veloce per numero di disabili e per il numero di morti. In Italia, le stime del Ministero della Salute indicano che ci sono circa 230.000 persone ammalate, un dato che probabilmente è addirittura sottostimato nella fascia più anziana della popolazione. A differenza della popolare concezione che associa il Parkinson alla senilità e perciò agli anziani, il 10% dei pazienti contrae la malattia prima dei 50 anni, con una prevalenza maggiore nel sesso maschile. Tra la popolazione generale, si calcola che viene diagnosticato un nuovo caso ogni 4.000 abitanti e, al di sopra dei 50 anni di età, un nuovo caso ogni 1000.
Pur essendo una malattia grave, il Parkinson rappresenta una eccezione in neurologia, questo perché è possibile utilizzare una terapia sostitutiva che compensi il deficit dopaminergico che consente un buon controllo motorio per molti anni dopo la diagnosi.