Secondo uno studio pubblicato a marzo 2025 sul British Journal of Sports Medicine da un gruppo di scienziati dei National Institutes of Health e dell’università di Oxford, camminare protegge dal cancro. Ma – non è un mistero – anche dal diabete, dalle patologie cardiovascolari e dalla depressione, con benefici enormi in termini di salute, sostenibilità e spesa pubblica.
E allora perché, dicono i dati OMS, ci muoviamo sempre meno e quasi un terzo degli adulti nel mondo non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica? Come invertire la tendenza incoraggiando uno stile di vita più attivo e sostenibile?
Queste alcune tra le domande a cui i ricercatori dell’Helsinki Institute of Urban and Regional Studies, hanno cercato di rispondere con il progetto Towards more sustainable residential areas: indicators of neighbourhood and block sustainability. Lo studio interdisciplinare, che ha coinvolto oltre 50 ricercatori finlandesi, mira a identificare una serie di indicatori per monitorare, e implementare, la sostenibilità dei quartieri cittadini con l’obbiettivo di realizzare aree residenziali dove responsabilità ambientale, giustizia sociale e sostenibilità economica trovino realizzazione concreta.
Il progetto si basa sulla definizione di sostenibilità proposta dalla Commissione Brundtland delle Nazioni Unite nel 1987: “Lo sviluppo sostenibile soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. Un concetto ampio, da interpretare alla luce delle sfide contemporanee, ben oltre il semplice risparmio energetico o l’uso di materiali ecocompatibili.
Tra gli indicatori proposti ecco infatti la camminabilità o walkability, l’idoneità di un’area urbana a essere percorsa a piedi, direttamente proporzionale alla salute fisica e mentale dei suoi abitanti. Un concetto diventato centrale nelle politiche di pianificazione urbana orientate alla sostenibilità e al benessere, alla luce di dati chiari: nei quartieri più camminabili cala l’incidenza dei disturbi cardiovascolari e aumenta la propensione all’attività fisica, determinante se si pensa che secondo una recente meta-analisi anche solo 75 minuti di attività fisica moderata a settimana – circa 11 minuti al giorno – sono associati a una riduzione del 17% del rischio di malattie cardiovascolari, del 7% del rischio di cancro e del 23% del rischio di morte prematura.
La camminabilità delle aree urbane si ripercuote quindi sulla spesa pubblica. I ricercatori finlandesi hanno infatti calcolato che livelli insufficienti di attività fisica costano ogni anno circa 3,2 miliardi di euro alla Finlandia. Numeri che tornano a livello globale: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’inattività fisica costa ai sistemi sanitari mondiali circa 54 miliardi di dollari in assistenza sanitaria diretta e altri 14 miliardi in perdita di produttività.
Ripensare le città a partire dalla camminabilità è in questo senso una necessità di salute pubblica: come evidenziato dai ricercatori dell’Helsinki Institute of Urban and Regional Studies, ambienti urbani ben progettati, con un’alta densità abitativa, una buona connettività stradale, accesso a servizi di prossimità e spazi verdi ben curati, spingono le persone a muoversi di più nel quotidiano.
I fattori da prendere in considerazione sono molteplici e vanno dalla presenza di marciapiedi sicuri e ben illuminati alla varietà delle destinazioni raggiungibili a piedi, fino alla bellezza del paesaggio urbano, il cui impatto emotivo risulta determinante sulla camminabilità dei quartieri. Un insieme di elementi eterogenei da integrare nella riprogettazione delle città in funzione della walkability e quindi della salute, dell’equità sociale e della sostenibilità.
Parigi, “città del quarto d’ora” o Copenaghen, dove il 62% degli spostamenti avviene a piedi o in bicicletta, sono esempi virtuosi, ma la strada verso città che mettano al centro il benessere dei cittadini e del pianeta è ancora lunga: non resta che metterci in cammino.