Basta la sola espressione “finire sotto i ferri” per far scorrere un brivido lungo la schiena di molte persone. E’ ovvio il fatto che anche la persona dotata di più auto-controllo, quando si ritrova a dover affrontare un intervento chirurgico, vive una situazione di ansia e stress, più o meno accentuati.
Al giorno d’oggi siamo arrivati a compiere dei passi da gigante in campo medico, e la chirurgia moderna si pone sempre più l’obiettivo della mini-invasività. Tuttavia spesso non basta.
Un paziente che arriva in sala operatoria ben preparato sull’operazione che si andrà a compiere, affronterà con maggiore consapevolezza l’intervento e di conseguenza recupererà più in fretta, abbreviando in questo modo anche i tempi di ricovero ospedaliero.
Questo conta moltissimo specialmente in alcuni tipi di interventi particolarmente connessi alla nostra sfera emotiva, come quelli protesici di anca o ginocchio, dove la chirurgia intacca anche la nostra “memoria somatica”, ossia la percezione che abbiamo del nostro corpo.
Il progetto “Chirurgia Dinamica” è un approccio lungimirante e ambizioso che vuole occuparsi del paziente non solo nella fase operatoria, bensì valorizzarne le caratteristiche psicofisiche nella fase pre operatoria, per supportarlo e prepararlo nel migliore dei modi allo stress chirurgico.
Non è una novità che sonno, buona alimentazione e attività fisica siano una triade che permette di mantenersi in salute, ma spesso i pazienti arrivano comunque al giorno dell’operazione carichi di criticità: stress, sovrappeso, scarsa (o eccessiva) attività fisica, perdita di massa muscolare, abuso di farmaci anti-infiammatori ed antidolorifici. Tutto questo certamente rallenta la guarigione ed il ritorno alla vita “normale”.
Conoscere le aspettative del paziente e riuscire a spiegare “cosa significa” sottoporsi ad un intervento di protesi esige che medico e paziente abbiano un linguaggio comune.
Per fare questo, nella “Chirurgia Dinamica” viene in soccorso una nuova figura, quella del Personal Care Manager (PCM) che ha lo scopo di diventare un punto di riferimento per il paziente ed accompagnarlo in tutto il percorso pre operatorio, fino all’intervento e supportarlo anche nella fase post operatoria.
Il metodo “Chirurgia Dinamica” è una visione innovativa che può realmente cambiare in meglio
l’approccio dei pazienti che si vedono prospettare un intervento chirurgico.
Approfondiamo il tema con il dottor Vittore Costa, medico chirurgo alla Clinique du Sport di Parigi
e all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.
Dottor Costa, quanto è recente questo tipo di approccio che punta a mettere il paziente al
centro?
Già negli anni `90 un chirurgo svedese (Henrik Kehlet, ndr) arriva alla conclusione che un paziente informato e preparato sia fisicamente che psicologicamente ha un decorso clinico post-chirurgico caratterizzato da una più rapida guarigione. È in quel momento che si inizia a parlare di ERAS (enhanced recovery after surgery). Questo protocollo medico prevedeva che il paziente venisse posto al centro di un percorso di cura pre-chirurgico atto a migliorarne lo stato di salute globale. Un cammino preparatorio multispecialistico e coordinato da un’infermiera, incaricata di accompagnare il paziente lungo questo percorso.
Come è nata in Lei la volontà di utilizzare questo tipo di approccio con i pazienti e che risultati le ha dato?
Il “metodo Kehlet” mi ha profondamente ispirato. Da subito ho avuto l’impressione che fossi davanti ad una rivoluzione simile a quella del sistema Toyota nell’industria automobilistica. Un sistema che certo è meno efficace, meno “produttivo” in termini di numeri. Preparare un paziente in un’ottica multidisciplinare richiede un’organizzazione complessa, a volte laboriosa e apparentemente più dispendiosa. Tuttavia la realtà è che così facendo si abbattono complicanze, si aumenta il grado di soddisfazione e si accelera il ritorno alla vita autonoma e lavorativa dei pazienti. Si tratta di un sistema che sviluppa una chirurgia più sostenibile che potrebbe imprimere una rivoluzione anche nel panorama sanitario privato convenzionato dove la performance è basata sul “numero” ed invece i focus dovrebbero sempre essere qualità ed efficienza.
Non si tratta solo di un nuovo metodo per affrontare un intervento chirurgico ma soprattutto di un nuovo rapporto tra medico e paziente.
Il metodo “Chirurgia Dinamica” si avvale degli insegnamenti di Kehlet con l’aggiunta della figura del
“Personal Care Manager” (PCM) e di un rafforzato rapporto tra le diverse figure professionali coinvolte nella preparazione pre chirurgica e nell’accompagnamento post chirurgico del paziente.
In particolare il Personal Care Manager è una figura nuova con una duplice funzione: eseguire un profilo del paziente, utile a verificarne aspettative e paure ed accompagnarlo nell’organizzazione del proprio intervento.
La “Chirurgia Dinamica” pone come tema centrale la qualità della comunicazione tra medico e paziente ed il Personal Care Manager diventa una sorta di interprete tra le due parti, ma come si arriva a conoscere un paziente così profondamente?
Il Personal Care Manager sottopone al paziente un questionario creato “ad hoc” al fine di definirne il profilo, mettendone in luce le risorse ma anche le paure, come traumi di una pregressa chirurgia. Dal colloquio preliminare con il Personal Care Manager otteniamo utili informazioni sulle aspettative del paziente e su come impostare al meglio la comunicazione in modo da poter essere chiari nella descrizione dei benefici e limiti dell’intervento previsto.