Una gara a chi mangia più hot dog. Una grigliata mista da dividere con gli amici. E poi ancora smash burger, nuggets, costolette… Sono tutti ingredienti di una perfetta serata in una steak house. Tutti, meno uno. Manca, infatti, la carne. Almeno quella di origine animale.
È questa una delle tendenze più innovative delle diete cosiddette plant-based, cioè a base vegetale, che prevedono l’assenza, o la drastica riduzione, delle proteine animali. Una tendenza che va di pari passo con i dati raccolti dall’indagine annuale dell’Eurispes pubblicata a maggio 2024, secondo cui il 9,5% degli italiani adotta un regime alimentare vegetariano o vegano. Nello specifico, il 7,2% della popolazione si dichiara vegetariana, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente, interrompendo così il trend negativo iniziato nel 2021 e raggiungendo il valore più alto degli ultimi dieci anni. Il 2,3% degli italiani si identifica invece come vegano, una percentuale che rimane stabile rispetto al 2023 e che si è quadruplicata nell’arco del decennio 2014-2024.
E mentre i primi prodotti plant-based si iniziano a vedere anche nelle più famose catene fast food, a Roma c’è chi ha puntato su un menù tutto a base di carne di origine vegetale. «L’obbiettivo di Impact Food – spiega Alessandro Thellung, tra i soci fondatori del ristorante – è quello di riprodurre un’esperienza a cui le persone sono abituate, quella del fast food o della steak house, andando a lavorare sui fattori inquinanti a livello ambientale».
Per questo, accanto al nome dei piatti, nel ristorante di via maresciallo Pilsudski, ci sono due numeri. Non sono gli allergeni, non sono le calorie, ma la quantità d’acqua e di CO2 risparmiate preferendo le pietanze proposte alle alternative tradizionali.
Un fast food sostenibile

Responsabile di una percentuale che varia tra l’11% e il 20% delle emissioni totali di gas serra, la produzione di carne ha un impatto distruttivo, e ormai comprovato, sugli ecosistemi. Ma rinunciare a sapori familiari e tanto amati sembra per molti un ostacolo insormontabile.
«Grazie a ingegneri e agronomi che hanno messo a punto le tecnologie necessarie – continua Alessandro – oggi tutti abbiamo la possibilità di far parte di qualcosa di grande e ognuno può contribuire con il proprio mattoncino a uno sviluppo sostenibile senza rinunciare a ciò che ha sempre apprezzato, sia dal punto di vista dei sapori che della convivialità».
Il segreto dei sapori
Distinguere i piatti che escono dalla cucina di Impact Food dalla loro alternativa tradizionale è quasi impossibile: gusto, aspetto e consistenza corrispondono, nella maggior parte dei casi, a quelli del manzo o del pollo e, quando anche non identici, sono decisamente invitanti.
Ma come è possibile? Spesso tra i dubbi di chi si approccia a un’alimentazione vegetale, ma anche di chi osserva il mondo plant-based con scetticismo senza addentrarvisi, c’è il timore che per riprodurre sapore, trama e consistenza della carne vengano utilizzati ingredienti poco salutari dal punto di vista nutrizionale.
L’idea di addentare una tagliata stampata in 3D, tra le proposte di punta da Impact Food, incuriosisce molti e spaventa altri. In realtà, come racconta Alessandro, «gli alimenti in questione sono piuttosto “puliti”, con liste degli ingredienti semplici». La vera differenza, rispetto ai prodotti alimentari a base di carne, sta nella sostenibilità del processo di produzione: l’utilizzo di tecnologie sofisticate può lasciare perplessi, ma consente di ridurre drasticamente l’impatto sull’ambiente.
Plant-based e salute: parola alla nutrizionista
Per quanto riguarda, invece, l’aspetto nutrizionale, nonostante l’utilizzo di ingredienti dai nomi complessi, i surrogati della carne risultano, secondo molti esperti, comunque più salutari degli originali.
«A prescindere dall’eccessivo contenuto di sale o grassi saturi che, per definizione, rendono un cibo processato, sostituendo alimenti processati vegetali a quelli animali si evitano, ad esempio, i rischi cancerogeni legati agli insaccati – spiega la dottoressa Agnese Cascapera, biologa nutrizionista specializzata nell’alimentazione plant-based –. Si tratta di alimenti pensati al momento per un consumo occasionale, che hanno comunque un impatto minore sulla salute e sull’ambiente».
Molti benefici e qualche pregiudizio
Tra i benefici percepiti da chi segue un’alimentazione plant-based, un incremento del benessere fisico, maggiore facilità nel mantenimento del peso forma e un aumento della creatività in cucina. Nonostante ciò, l’alimentazione vegetale continua spesso a essere associata a privazioni, carenze o a un salutismo estremo. È per questo che Impact Food ha organizzato una serie di eventi con l’obbiettivo di abbattere i pregiudizi relativi al cibo plant-based.
Assaggi gratuiti e iniziative
Il primo evento in programma è la gara con i “first plant-based hot dog in Rome”, disponibili da fine aprile nelle strade del centro storico della Capitale. L’iniziativa, lanciata in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, si basa sul principio della sostenibilità ambientale: un hot dog tradizionale a base di maiale inquina quanto 16 plant-based hot dog.

La sfida consiste nel mangiare il maggior numero possibile di hot dog vegetali in 20 minuti. Tra i partecipanti ci sarà anche Chiara Mangiatutto, nota per le sue food challenge sui social. Subito dopo la Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno, invece, sabato 7 giugno, Impact Food organizzerà una giornata di assaggi gratuiti per permettere agli scettici di ricredersi, ma anche ai curiosi di scoprire sapori nuovi e a chiunque di avvicinarsi a un’alimentazione vegetale compiendo un piccolo gande passo verso uno stile di vita più sostenibile.
L’obiettivo? Diffondere, senza etichette o divisioni, la consapevolezza del fatto che a un minor impatto ambientale non corrispondono rinunce, soprattutto quando si parla di buon cibo.