Giornata Mondiale dell’Aids, Covid ferma ricerca e prevenzione

L’AIDS sta guadagnando terreno. Secondo i dati forniti da UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite per la lotta all’HIV/AIDS, solo nel 2021 nel mondo, 650.000 persone sono morte a causa di questa malattia e ci sono stati 1.5 milioni di nuovi contagi. Tra le cause di questi numeri così alti, vi sono la pandemia da COVID-19 e altre crisi globali, che hanno rallentato il progresso della ricerca anche per la riduzione delle risorse economiche a essa dedicate. Dati allarmanti e su cui i governi di tutto il mondo devono riflettere, non solo oggi per il World AIDS Day, la Giornata Mondiale dell’AIDS che si celebra il 1° dicembre di ogni anno, ma pensando anche al futuro per raggiungere l’obiettivo posto dall’ONU di riuscire a debellare l’AIDS entro il 2030.

AIDS: stop alle diseguaglianze

Il tema di quest’anno è racchiuso tutto in una parola, Equalize, nel senso di far sparire le diseguaglianze che rallentano la ricerca e i progressi per sconfiggere l’AIDS una volta per tutte. Diseguaglianze che sono presenti, soprattutto, in zone del mondo particolarmente colpite da questa malattia, come l’Africa. Secondo i dati riportati da UNAIDS nei 19 paesi africani dove l’AIDS è maggiormente diffuso, solo un terzo della popolazione cosiddetta “chiave” (includendo omosessuali, transessuali, individui che fanno uso di droga, prostitute e prigionieri) hanno un accesso regolare a programmi e mezzi di prevenzione.

aids
Winnie Byanyima

«Possiamo fermare l’AIDS, se fermiamo le ineguaglianze che consentono la sua diffusione. Per questa Giornata Mondiale dell’AIDS dobbiamo coinvolgere tutti nel diffondere il messaggio che fermando le diseguaglianze ne beneficeremo tutti – dice la Direttrice Esecutiva di UNAIDS Winnie Byanyima – per mantenere tutti al sicuro e proteggere la salute di tutti dobbiamo equalizzare».

I dati italiani sull’AIDS

In Italia, i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità sull’andamento dell’infezione nel 2021, ci mostrano un quadro pressoché simile ai dati forniti da UNAIDS. I numeri mostrano un aumento delle nuove diagnosi rispetto al 2020, da 1303 a 1770. Anche l’incidenza sale leggermente passando da 2,2 casi a tre casi ogni 100 mila abitanti.

Le nuove diagnosi hanno riguardato maggiormente le persone eterosessuali, con una prevalenza maggiore degli uomini (27,2%) rispetto alle donne (16,8%), mentre gli “MSM”, uomini che fanno sesso con uomini, sono stati il 39,5%. La percentuale delle persone che fanno uso di droghe (specialmente quelle tramite iniezione) affette da AIDS è il 4,2%.

Un peggioramento che, purtroppo, è stato causato dalla pandemia da COVID-19 che ha impedito lo svolgimento delle iniziative di prevenzione e ha soprattutto bloccato l’accesso a servizi fondamentali, come i test per l’HIV. Uno dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità che però desta più preoccupazione, è la percentuale di diagnosi tardive, numeri che si sono aggravati a causa del Covid, ma che erano già in costante crescita dal 2015. Il 63,3% di nuove diagnosi di AIDS nel 2021 è arrivato in ritardo, cioè quando le persone erano già al terzo stadio della malattia (quando si manifesta la sindrome da immunodeficienza acquisita) o erano già prossime a questo stadio. La popolazione maschile eterosessuale è stata quella più colpita, mentre, tra le donne eterosessuali, il 10% ha saputo di essere positiva solo in occasione degli screening per la gravidanza.

La Lega Italiana per la lotta all’AIDS

Tra le associazioni italiane che più si battono per aiutare le persone colpite dall’infezione da HIV e per promuovere una cultura e una conoscenza di questa malattia sempre più ampia e inclusiva è LILA, Lega Italiana per la lotta contro l’AIDS, che opera in tutta Italia dal 1987.

Anche LILA, grazie al suo report annuale sulla situazione dell’HIV/AIDS in Italia, fotografa una situazione abbastanza preoccupante. Il documento si basa sugli oltre 12 mila accessi ai servizi che LILA mette a disposizione e sulle oltre 700 mila visite al sito internet www.lila.it. Da questi dati emerge una grande necessità d’informazioni di base sull’HIV, sulla prevenzione, sulla trasmissione e sulle opportunità terapeutiche per combattere e sconfiggere la malattia quando si trova agli stadi iniziali.

Il condom protegge dall’AIDS

Quasi il 4% degli adulti coinvolti nel report ha ancora paura che l’infezione si possa trasmettere con il bacio e il 5% ha paura per i normali contatti quotidiani con le persone sieropositive. Il dato che deve più far riflettere è invece quello sull’uso del profilattico che purtroppo resta ancora troppo basso, soprattutto tra i giovani.

Tra i ragazzi e le ragazze sessualmente attivi che sono stati coinvolti nella realizzazione del report, il 52% ha dichiarato di non usare il profilattico o di utilizzarlo solo sporadicamente, pur conoscendone l’utilità. Numeri particolarmente alti di rapporti sessuali non protetti che si registrano in particolare, tra le donne. Il 52% tra quelle che hanno partecipato alle attività dichiarano di aver avuto rapporti sessuali senza l’utilizzo del condom.

Le barriere principali che più ostacolano l’utilizzo di questo indispensabile strumento di prevenzione sono i costi e i timori per la privacy.

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