Non si parla mai abbastanza di salute mentale, dipendenze e disagio giovanile. L’argomento – mai tanto attuale come in questo difficile biennio di pandemia – è tornato pesantemente alla ribalta della cronaca anche per la recente bocciatura del cosiddetto “bonus psicologo” nell’ultima legge di bilancio. In realtà i numeri, da soli, basterebbero a delineare la portata del problema, che però merita la voce di chi ogni giorno ha a che fare con le persone in difficoltà, con i giovani in particolare.
Sabato 29 gennaio la città di Padova dedica un’intera giornata a queste tematiche, dando voce, appunto, alle associazioni, agli specialisti, a chi può aiutarci a capire, ma anche a disegnare insieme possibilità, opportunità e progetti per aiutare chi soffre. L’appuntamento è dalle ore 9.00 alle ore 17.00 alla ex Fornace Carotta, con il convegno dal titolo “I giovani e la scommessa sul futuro tra dipendenze e libertà”, incontro conclusivo del progetto IN-DIPENDENZE, finanziato e promosso dalla Regione Veneto con l’aiuto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’iniziativa – attivata nel territorio di Padova e provincia da aprile 2021 a febbraio 2022 – ha promosso i servizi finalizzati alla prevenzione primaria e secondaria delle dipendenze patologiche e alla loro cura.
Il progetto
Il convegno, messo in atto grazie al lavoro di squadra e coordinamento da parte dell’Esecutivo dell’Area Sociale e Sanitaria del Comune di Padova, è stato pensato e voluto dal CIF (Centro Italiano Femminile), dall’Associazione Psicoanalitica Accademia per la Formazione e da Ananke Padova (Centro per la cura dei disturbi alimentari). Un momento di incontro culturale e di scambio di idee che si concentrerà sul tema della prevenzione e delle cure delle dipendenze patologiche nei giovani e giovanissimi.
Gli psicoanalisti, educatori e medici delle tre associazioni, nell’ambito del progetto IN-DIPENDENZE, hanno deciso di collaborare insieme coinvolgendo più di 300 persone tra i giovani e le loro famiglie, anche attraverso alcuni interventi nelle scuole di Padova e provincia. Attività che si sono espanse anche grazie all’attivazione di sportelli d’ascolto psicologico e la presa in carico di consulenze psicologiche per i molti giovani e famiglie che ne avevano bisogno.
Un momento di riflessione
«Molti ragazzi, genitori e insegnanti hanno manifestato la loro gratitudine verso un progetto nato per rispondere al meglio alle molteplici richieste di aiuto riguardo al disagio adolescenziale e giovanile, che sta assumendo sempre più le forme delle dipendenze patologiche e una dimensione anch’essa pandemica» conferma la Dr.ssa Erika D’Incau neo presidente del Centro Italiano Femminile.
«Questa giornata vuole rappresentare un momento di riflessione corale da parte di tutti coloro che sono coinvolti nella prevenzione e nella cura delle dipendenze patologiche e del disagio adolescenziale» afferma la Dott.ssa Marisa Galbussera, Responsabile di Ananke Veneto.
«Alcuni ragazzi hanno vissuto esperienze di spaesamento, di depressione, di malessere. Altri hanno messo in atto comportamenti di ritiro che si sono prolungati anche dopo la fine del lockdown – aggiunge la Dott.ssa Marisa Galbussera Responsabile di Ananke Veneto – occorre intervenire in fretta per evitare che questi sintomi si cronicizzino e mettano a repentaglio la progettazione del futuro, così importante in questa delicata fase della vita».
Salute mentale e dipendenze
Più volte la nostra testata si è occupata di disagio giovanile e salute mentale, anche perché, a causa della pandemia da COVID-19, gli adolescenti sono stati tra i soggetti più colpiti sotto questo punto di vista. Uno stress psicologico e mentale causato da isolamento forzato, DAD (Didattica A Distanza) e alla mancanza di legami interpersonali. Una mancanza che in alcuni casi è stata riempita dall’abuso di sostanze come alcol e droghe o all’utilizzo smodato di social o altre forme d’intrattenimento virtuale.
«Di fronte all’emergenza da COVID-19 ci siamo trovati a fare i conti con un’altra emergenza che ha fatto da specchio alla prima: la crisi e il disagio dei giovani e dei giovanissimi. I ragazzi di fronte all’isolamento forzato, alla Dad, allo sfilacciamento dei legami interpersonali, hanno spostato sugli oggetti della dipendenza (alcool, droghe, cibo, gioco d’azzardo, ecc.) il loro bisogno di sostegno e di rifugio dai sentimenti di ansia, rabbia, depressione, smarrimento, apatia e solitudine. Di conseguenza si sono amplificate le richieste di aiuto da parte dei genitori e dei giovani stessi a noi specialisti» dichiara la dr.ssa Finizia Scivittaro responsabile Eidos dell’Accademia per la formazione.
Tra i relatori di questo convegno ci sarà anche il dottor Giancarlo Zecchinato, direttore del Dipartimento Dipendenze – U.O.C Ser.D. Padova e Piove di Sacco. Un figura di riferimento che per anni ha seguito e aiutato moltissimi giovani (e anche meno giovani) di Padova e provincia per combattere le dipendenze. Il dottor Zecchinato ci ha parlato dell’importanza di un convegno con queste tematiche in questo particolare periodo storico che ancora stiamo vivendo.
«L’argomento è sempre attuale, non è mai calato nel tempo. Inoltre, il fenomeno è cambiato molto rispetto ad alcuni anni fa. Da noi arrivano i ragazzi più in difficoltà, con situazioni di dipendenze più gravi. Il cambiamento che abbiamo notato è la rarità dei casi di abuso di sostanze singole. Vi è una maggioranza di “policonsumo” di sostanze, però sempre partendo dall’abuso di alcol – spiega il dottor Zecchinato- Secondo il report ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs), in Italia, nel 2021, l’80% dei ragazzi sotto i 24 anni ha consumato alcol. Quasi il 30% ha fumato cannabis. Mentre solo il 3% ha consumato sostanze più forti come eroina o cocaina»
«Un fenomeno questo – continua il dottor Zecchinato – che molte famiglie ed educatori purtroppo sottovalutano. Sembra che gli adulti, ormai, non si rendano più conto dei danni causati dal consumo e dall’abuso di sostanze alcoliche. È necessario sensibilizzare sia i giovani che gli adulti. Soprattutto in questo periodo. La pandemia da COVID-19 ha creato molto disagio nella fascia giovanile e adolescenziale».
Il dottor Zecchinato, inoltre, ci fa notare: «Un dato interessante è che, a nostro avviso, le domande ricevute dal nostro dipartimento non sono aumentate. I numeri del 2019 sono molto simili a quelli del 2020, che a loro volta sono simili a quelli avuti nel 2021. La ragione è da ritrovare in quello che ho spiegato prima. Da noi arrivano solo i casi più gravi e in difficoltà, e purtroppo, sono solo la punta dell’iceberg. I molti giovani che consumano regolarmente alcol o che comprano illegalmente e provano altre sostanze pericolose, come la cannabis non controllata che si trova per strada dagli spacciatori, non ricercano un aiuto»
I danni psicologici della pandemia
Un disagio tra i giovani che è certamente aumentato anche a causa delle molte restrizioni, che hanno influenzato negativamente la loro salute mentale, come ci ha spiegato la professoressa Michela Gatta, direttrice dell’Unità Operativa Ospedaliera di Neuropsichiatria Infantile all’Ospedale di Padova. Anche lei parteciperà al convegno del 29 gennaio come relatrice, e per questo l’abbiamo contattata per comprendere a pieno l’importanza di parlare di salute mentale e di giovani.
«Salute mentale significa benessere della persona. Pandemia invece isolamento, sofferenza limitazioni, fragilità, privazioni e malattia che hanno messo a dura prova il benessere di tutti, minori e adulti. È importante prima di tutto parlarne, perché lo stato psichico della persona ha pari dignità di quello fisico, sia nei termini di disagio che può provocare sia nei termini di necessità di attenzione, prevenzione e cura dovute – continua la professoressa Gatta – in particolare pensare in termini di prevenzione è fondamentale perché gli effetti di questo periodo si evidenzieranno per molto tempo in futuro, condizionando in particolare chi è ancora in via sviluppo dal punto di vista psico-fisico ed emotivo-relazionale come i bambini e gli adolescenti».
Dipendenze che, per quanto riguarda l’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile diretta dalla professoressa Gatta, riguardano degli ambiti differenti rispetto a quelli affrontati dai medici del Ser.D: «Le dipendenze nei ragazzi che conosciamo perché necessitano di ricovero neuropsichiatrico, riguardano soprattutto l’ambito delle tecnologie e dei social. Quando trattasi di un problema strutturato, si associa in particolare a disordini come il ritiro/isolamento sociale o ad altre sintomatologie correlate alla fragilità narcisistica e alla debolezza dell’Io».
I cambiamenti
Come abbiamo più volte sottolineato, la salute mentale dei ragazzi in questo periodo è stata, purtroppo, strettamente legata alla pandemia da COVID-19. Un particolare periodo storico che ha cambiato, ma sopratutto cambierà, anche l’approccio che i medici ed educatori avranno per questi temi delicati, come sottolinea la professoressa Gatta: «Dal punto di vista psicopatologico, in questi due anni di pandemia sono aumentati in particolare i disturbi del comportamento alimentare, l’autolesionismo, le sindromi ansioso-depressive severe e il ritiro sociale. Quadri che richiamano gli aspetti di vulnerabilità dei ragazzi, slatentizzati (far emergere ciò che è latente n.d.r.) dall’aumento degli eventi stressanti, a fronte di una riduzione di risorse (non solo personali, ma anche sociali e ambientali). Tale situazione che fa sentire impotenti e in balia degli eventi, può attivare strategie emotivo-comportamentali disadattive improntate al controllo da un lato o all’evitamento dall’altro».
Infine la professoressa Gatta conclude, evidenziando il fatto che: «L’approccio alla salute mentale dei giovani dipende da quanto gli adulti sapranno empatizzare, sostenere e avere fiducia. La relazione quindi resta l’aspetto più importante su cui investire. È importante implementare strumenti di ascolto, comprensione/valutazione e riabilitazione che siano in grado di strutturare interventi multi e interdisciplinari che consentano di affrontare percorsi terapeutico-riabilitativi riguardanti tutte le aree di vita del giovane (famiglia, scuola, contesti di attività e socializzazione, etc.), riuscendo anche a calarsi nel loro essere nativi digitali e utilizzando in tal senso anche la tecnologia come strumento di aggancio e di comunicazione-interazione».
Approccio digitale
Anche il dottor Zecchinato ha parlato di questi cambiamenti spiegando che: «Il COVID ci ha costretto a cambiare i nostri approcci. Ci ha spinto ad usare sempre più strumenti online per non interrompere i percorsi iniziati. Inoltre abbiamo notato che creando gruppi online i ragazzi in cura si sono sentiti più a loro agio».
«Nonostante questo però, l’approccio relazionale “vis à vis” del Ser.D. resta comunque molto importante, anche se vi sono molti studi che evidenziano come l’utilizzo di forme miste, in presenza e online, possa essere utile. Inoltre, di recente stiamo anche sperimentando l’utilizzo di tecnologie sofisticate che prima erano utilizzate perlopiù nel settore privato, come ad esempio la TMS (Stimolazione Magnetica Transcranica)».
In conclusione, il dottor Zecchinato sottolinea: «Ciò che voglio far comprendere è che l’approccio relazionale resta fondamentale nei nostri percorsi d’aiuto. Noi cerchiamo sempre di adattare questi percorsi, personalizzandoli sui bisogni e le esigenze di chi aiutiamo. Per questo gli incontri in presenza rappresenteranno sempre il fulcro del nostro approccio».
Come partecipare
Sarà possibile partecipare gratuitamente all’evento registrandosi su https://www.eventbrite.it/e/252963780477
Ai partecipanti è richiesto l’utilizzo della mascherina FFP2 e il Green Pass rafforzato. Il giorno dell’evento sarà possibile seguire la diretta live-streaming del convegno su https://disalute.it