Maggio è il mese dedicato alla Neurofibromatosi. Ne parliamo con la Prof.ssa Trevisson dell’Azienda Ospedale Università di Padova

Maggio è il mese dedicato alle Neurofibromatosi, un gruppo di patologie genetiche rare caratterizzate dalla comparsa di neoformazioni a livello dei nervi. La più comune di questo gruppo di patologie è la Neurofibromatosi 1 (NF1) di cui sono affette oltre 20.000 perone, in Italia.

Per parlare di Neurofibromatosi, abbiamo incontrato la Prof.ssa Eva Trevisson, Professore Associato in Genetica Medica, dell’Azienda Ospedale Università di Padova, responsabile dell’Ambulatorio delle Neurofibromatosi.

Professoressa, ci può parlare di questa patologia rara nota come neurofibromatosi?

“La Neurofibromatosi 1 è una malattia caratterizzata da segni cutanei che sono presenti fin dall’età pediatrica, consentendo in genere una diagnosi precoce” ci spiega. “Sebbene non sia disponibile uno screening neonatale, le macchie cutanee color caffè-latte, che sono multiple e diffuse e rappresentano uno dei segni diagnostici della malattia, sono evidenti fin dai primi mesi di vita e impongono di iniziare l’iter per confermare la diagnosi.

Prof.ssa Eva Trevisson, Università di Padova

Col passare del tempo, compaiono progressivamente altri segni clinici, tra cui la lentigginosi a livello di inguini e ascelle e segni oculari, quali i noduli di Lisch e le chiazze coroideali, che non hanno rilevanza clinica ma sono importanti per la diagnosi. I neurofibromi cutanei compaiono invece a partire dalla pubertà e possono variare notevolmente nel numero”.

Quanti pazienti sono seguiti presso il vostro ospedale?

“Presso il nostro ospedale hanno accesso oltre 1.000 pazienti con Neurofibromatosi 1, che comprendono sia bambini, sia adulti. La nostra Unità di Genetica è inoltre  referente, per l’Azienda Ospedale Padova per le Neurofibromatosi, all’interno della rete ERN Genturis (European Rare Network –  Genetic Tumor Risk Syndromes).

Lavoriamo costantemente in equipe multidisciplinare per il monitoraggio ed il trattamento delle problematiche eterogenee che possono complicare il decorso di questa malattia con una serie di specialisti, tra cui oculisti, oncologi, neurologi, neuroradiologi, ortopedici, dermatologi, chirurghi, endocrinologi, cardiologi, ginecologi ed otorinolaringoiatri. Una particolare attenzione va rivolta alle donne in gravidanza, per le quali è stato riportato un maggior rischio di complicanze ed un aumento del numero di neurofibromi, o un aumento delle loro dimensioni, correlato allo stato gravidico. E’ quindi importante offrire loro la presa in carico presso un centro gravidanze a rischio, che è presente nel nostro ospedale”.

Che prospettive di cura ci sono attualmente per la neurofibromatosi?

“La Neurofibromatosi 1 è molto variabile nelle sue manifestazioni cliniche e le complicanze insorgono solo in una quota di pazienti. Molte persone con Neurofibromatosi 1 non richiedono trattamenti specifici. Tuttavia, alcuni pazienti possono presentare problematiche molto difficili da trattare.

Tra queste vi sono i neurofibromi plessiformi, tumori benigni congeniti che originano dalle guaine dei nervi periferici e possono crescere considerevolmente, soprattutto in età pediatrica, con conseguenze legate alla compressione degli organi vicini.

Fino a poco tempo fa l’unica opzione terapeutica possibile per queste lesioni era quella chirurgica, che tuttavia risultava spesso insoddisfacente per l’impossibilità di asportare completamente la lesione con frequenti recidive e per il rischio di danneggiare le strutture nervose.

Gli studi di ricerca preclinica hanno identificato poco più di una decina di anni fa una molecola, il Selumetinib, in grado di ridurre significativamente la crescita dei neurofibromi nei modelli animali. I successivi studi clinici ne hanno confermato la validità e la sicurezza, portando alla sua recente approvazione, che in Italia è avvenuta lo scorso gennaio”.

Secondo lei quali sono le problematiche da affrontare per le famiglie dei pazienti?

“Diversi studi hanno dimostrato come questa patologia abbia un impatto significativo sulla qualità della vita a causa della sua cronicità e la non prevedibilità del decorso clinico. Almeno la metà dei bambini con questa malattia presenta delle difficoltà di apprendimento o nel comportamento, che richiedono un supporto anche a scuola.

Inoltre, il coinvolgimento cutaneo, che può essere molto esteso, può avere un ulteriore impatto negativo, soprattutto negli adulti. Presso la nostra Unità Operativa di Genetica ed Epidemiologia Clinica dell’Ospedale di Padova, da molti anni è presente un ambulatorio dedicato alle Neurofibromatosi. Dopo la prima visita in cui il paziente ed i genitori vengono valutati per l’inquadramento diagnostico, viene avviato un programma di monitoraggio clinico. Il paziente è sempre in contatto con il nostro centro e, in caso di problematiche di rilievo, viene convocato ed indirizzato direttamente allo specialista del network multidisciplinare, semplificando il percorso di cura”.

In Italia, la Neurofibromatosi è rappresentata da alcune Associazioni pazienti, che danno supporto e orientamento ai malati e ai loro caregiver, rispondendo alle prime domande e disseminando gli aggiornamenti relativi alla ricerca e agli avanzamenti scientifici in materia.

Una di queste Associazioni è A.N.F. Associazione per la Neurofibromatosi (https://www.neurofibromatosi.it/ ). A.N.F, che dispone di un proprio Comitato Scientifico e collabora con il Children’s Tumor Foundation, nel 2001 ha richiesto ed ottenuto l’esenzione dal ticket sanitario per i pazienti con Neurofibromatosi e si batte duramente contro il fenomeno del turismo della salute.

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