Il cancro alla prostata rappresenta una delle maggiori sfide oncologiche, essendo il secondo tumore più comune tra gli uomini. Sebbene esistano trattamenti efficaci come la prostatectomia radicale e la terapia ormonale, spesso si sviluppa resistenza alle cure, lasciando i pazienti con poche opzioni.
Cancro alla prostata: una scoperta promettente
Ricercatori dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM), dell’Università di Padova e dell’Istituto Oncologico di Ricerca di Bellinzona hanno pubblicato su Cancer Cell un studio che potrebbe cambiare le regole del gioco. Hanno identificato un nuovo approccio terapeutico per il tumore alla prostata che sfrutta la senescenza cellulare e le cellule Natural Killer (NK), potenti alleati del sistema immunitario nella lotta contro i tumori.
Il ruolo della senescenza cellulare nella lotta contro il tumore alla prostata
La senescenza cellulare, sebbene possa inizialmente arrestare la proliferazione delle cellule tumorali, può anche favorire la resistenza alla terapia. I ricercatori hanno trovato che gli agonisti del recettore dell’acido retinoico possono essere combinati con il docetaxel, uno dei trattamenti principali per il cancro alla prostata, ottenendo risultati promettenti.
Acido retinoico e Docetaxel: una combinazione vincente
La combinazione di docetaxel con gli agonisti dei recettori dell’acido retinoico non solo inibisce la proliferazione delle cellule tumorali ma stimola anche una risposta immunitaria potente, mediata dalle cellule NK. Questo approccio non solo potenzia l’effetto antitumorale nel cancro alla prostata ma impedisce anche la formazione di metastasi e la resistenza terapeutica.
Prospettive future nel trattamento del cancro alla prostata
“La nostra scoperta apre la strada a strategie innovative in grado di potenziare le terapie esistenti – spiega il Prof. Andrea Alimonti, Principal Investigator del VIMM – Questa combinazione potrebbe favorire una maggiore migrazione delle cellule NK anche in altri tipi di tumori, migliorando ulteriormente la loro attività antitumorale”.
Un progetto di follow-up, in collaborazione con l’azienda farmaceutica svizzera IBSA Institut Biochimique SA, è già in corso per esplorare ulteriormente questi risultati.
Il progetto è stato realizzato grazie anche al contributo di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro e di Fondazione Umberto Veronesi ETS.