Tumore all’utero, il primo cancro che può essere debellato

Debellare per sempre un tumore sembra una missione impossibile. Tuttavia per il tumore all’utero ci sono concrete speranze di sconfiggere e di far sparire questa malattia. In occasione della conclusione Mese della Prevenzione del tumore all’Utero, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha parlato dell’importanza della prevenzione e dell’accesso alle cure per sconfiggerlo per sempre.

Secondo i dati dell’OMS, in collaborazione con l’IARC (International Agency for Research on Cancer), il tumore dell’utero è il secondo tipo di tumore più comune e la seconda causa di morte per tumore nelle donne in età riproduttiva (15-44 anni). Un’incidenza e una mortalità che purtroppo sale vertiginosamente nei paesi più poveri e in quelli in via di sviluppo, dove è ancora difficile l’accesso alle cure. I dati ci mostrano che, solo nel 2020, le donne a cui è stato diagnosticato questo tumore nel mondo sono state quasi 604 mila. Più della metà di queste, 342 mila, sono morte a causa di questa malattia.

Cos’è il tumore all’utero

Come riportato nel sito della Fondazione Italiana AIRC per la Ricerca sul Cancro, si tratta di un tumore che si può sviluppare nell’utero, l’organo femminile dove viene accolto l’ovulo fecondato e dove in seguito crescerà il feto durante la gravidanza. I tumori in questa zona del corpo femminile si sviluppano soprattutto nello strato di rivestimento interno dell’utero chiamato endometrio, costituito da cellule epiteliali e ghiandolari. In misura minore, possono svilupparsi anche nel miometrio, lo strato di rivestimento esterno più spesso formato da cellule muscolari o nel tessuto connettivo dell’utero.

Quando il tumore si sviluppa nell’endometrio allora si parla di adenocarcinoma endometriale. L’80% degli adenocarcinomi sono endometrioidi, esistono però alcune forme più rare ed aggressive come il carcinoma a cellule chiare, il carcinoma indifferenziato o il carcinosarcoma. 

Se invece il tumore si sviluppa nello strato muscolare o connettivo, allora si parla di sarcomi uterini. Questi si suddividono in: sarcomi endometriali stromali (molto rari) e leiomiosarcomi uterini.

La causa principale di questi tumori sono gli estrogeni. Come spiega l’AIRC “La presenza di un’attività estrogenica non bilanciata adeguatamente dal progesterone (un altro ormone sessuale che svolge attività contrapposta agli estrogeni) aumenti il rischio di sviluppare questo tipo di tumore nelle donne”. Altri fattori di rischio sono l’età avanzata (più di 50 anni), il diabete mellito, l’ipertensione e l’obesità.

Prevenzione e diseguaglianze

Il cancro all’utero è uno dei tumori che si può prevenire più facilmente. Infatti, grazie alle vaccinazioni per il papilloma virus umano (HPV) e agli screening preventivi per individuare lesioni precoci, questo tumore può essere sconfitto. 

Tuttavia, esistono poche malattie come il cancro all’utero che ci mostrano le diseguaglianze globali in tema di salute e accesso alle cure. Sempre secondo i dati dell’OMS, nel 2018 quasi il 90% delle morti per cancro all’utero sono avvenute in paesi a basso e medio reddito. La causa è l’accesso ai servizi di sanità pubblica limitato o assente e i servizi di screening e trattamento che non sono ancora implementati.

Pe eliminare questo cancro mortale IARC e OMS hanno messo in campo una strategia congiunta, ambiziosa e inclusiva. Un “piano d’attacco” che si è sviluppato nella “Strategia Globale per l’eliminazione del tumore all’utero”. Delle linee guida che tutte le nazioni del mondo dovrebbero seguire per eliminare questa patologia. «Le valutazioni dei metodi di screening attuali sull’incidenza e mortalità del cancro giocheranno un ruolo chiave per aiutare lo sviluppo di politiche di sanità pubblica efficienti per combattere questa malattia prevenibile» ha dichiarato Bèatrice Lauby-Secretan, Vicedirettrice della Sezione Sintesi Prove e Classificazione all’IARC.

Gli obiettivi 

Allo scopo di raggiungere il risultato prefisso, eliminare il cancro all’utero come problema di sanità pubblica, la Strategia Globale ha impostato una soglia che tutti i paesi devono rispettare. Un rateo di incidenza di meno di quattro casi ogni 100 mila donne.

Per questo, tutti gli stati devono raggiungere e mantenere tre obiettivi chiave entro la durata della vita della generazione più giovane d’oggi:

  1. Il 90% delle ragazze deve essere completamente vaccinato contro il papilloma virus umano (HPV) entro i 15 anni di età
  2. Il 70% delle donne deve eseguire screening utilizzando test ad alte prestazioni entro i 35 anni e poi di nuovo entro i 45 anni
  3. Il 90% delle donne in stato precanceroso deve ricevere trattamenti adatti e i 90% delle donne con tumore invasivo deve essere curato con metodi adeguati

Gli obiettivi sono così stati chiamati “90-70-90” e il Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che: «L’OMS chiede a tutte le nazioni e ai partner di aumentare l’accesso alle vaccinazioni salvavita contro l’HPV, espandere gli screening, i trattamenti e le cure palliative». Risultati che dovrebbero essere raggiunti entro il 2030, per metterci sulla strada della debellazione del tumore all’utero entro il prossimo secolo.

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