Nessun obbligo di diagnosi medica per l’avvio di trattamenti fisioterapici privati
L’Ordine dei Fisioterapisti (OFI) di Venezia, Padova e Rovigo si schiera con forza al fianco della Federazione Nazionale (FNOFI) per contestare la diffusione di una lettura errata della recente sentenza n. 6133/2025 della Corte di Cassazione. Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sul sito Salute33.it — poi rettificato — la sentenza imporrebbe l’obbligo di diagnosi medica per l’accesso diretto fisioterapista. Ma questa affermazione è completamente infondata.
La sentenza riguarda un caso specifico nel pubblico impiego
La Corte di Cassazione si è espressa su un caso particolare: una dipendente pubblica aveva richiesto un congedo per cure legate a un’invalidità civile, ma senza presentare la certificazione necessaria da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La Corte ha stabilito che per accedere a determinati benefici nel settore pubblico serve una certificazione preventiva rilasciata da un medico del SSN o da una struttura pubblica.
Non si tratta, quindi, di una norma che riguarda la pratica clinica della fisioterapia, né tanto meno l’accesso diretto al fisioterapista in ambito privato.
L’OFI: Fuorviante e dannoso attribuire significati generali alla sentenza
Il presidente dell’OFI di Venezia, Padova e Rovigo, Angelo Papa, ha chiarito:
“Attribuire a questa sentenza un valore generale sulla pratica fisioterapica è non solo scorretto, ma anche profondamente dannoso per la nostra professione. Si confondono indebitamente i piani: quello lavoristico e disciplinare del pubblico impiego con quello clinico-assistenziale della libera professione sanitaria”.
L’accesso diretto fisioterapista è legittimo e regolamentato
Nel settore privato, i cittadini hanno pieno diritto di rivolgersi direttamente a un fisioterapista, senza necessità di una diagnosi medica. Il professionista è legalmente riconosciuto come autonomo nella valutazione e presa in carico dei bisogni fisioterapici della persona.
“Dichiarare il contrario — prosegue il presidente Papa — significa disinformare l’opinione pubblica, screditare una professione sanitaria riconosciuta e fare un danno non solo ai fisioterapisti, ma soprattutto ai cittadini che si avvalgono delle nostre competenze per migliorare la propria salute e qualità di vita”.
Disinformazione e autonomia professionale: serve chiarezza
L’OFI ribadisce che nessuna norma né sentenza ha mai messo in discussione l’autonomia del fisioterapista. La diffusione di notizie parziali o fuorvianti, come quelle apparse inizialmente su Salute33.it, può compromettere il rapporto di fiducia tra cittadini e professionisti sanitari.
L’accesso diretto fisioterapista è garantito dalla normativa vigente e rappresenta un diritto importante per tutti coloro che scelgono percorsi di cura personalizzati e tempestivi, nel rispetto della sicurezza e dell’efficacia terapeutica.