Quando un tumore cresce, provoca significativi cambiamenti funzionali, strutturali e metabolici all’interno dei tessuti del corpo umano. Cambiamenti che purtroppo hanno come conseguenza l’aggravarsi delle condizioni del paziente. Il più delle volte, ad essere alterata è la capacità metabolica dei muscoli, causando affaticamento, stanchezza e una mancanza di fiato che non solo preclude lo svolgimento delle quotidiane attività, ma peggiora anche la tolleranza dei farmaci somministrati.
Chi si ammala di cancro, nella maggior parte dei casi, subisce una perdita di peso incontrollata che neppure il supporto nutrizionale riesce a contrastare: in gergo medico tale processo prende il nome di sindrome da deperimento o cachessia neoplastica, ed è il risultato del progressivo esaurimento del tessuto muscolare ed adiposo. Un processo che i farmaci attualmente a disposizione non riescono a frenare, e per il quale solo la ricerca rappresenta una speranza.
Quali sono i sintomi della chachessia?
I sintomi che precedono l’insorgere della cachessia neoplastica nel paziente oncologico possono essere:
- Perdita involontaria del peso corporeo, cioè un dimagrimento non causato da una dieta
- Difficoltà a camminare e nei movimenti abituali
- Stanchezza diffusa e debolezza
- Mancanza di appetito
- Disturbi del sonno
Questi sintomi di solito precedono uno stato depressivo. Questo aggrava ulteriormente la situazione clinica del paziente in quanto spesso, il malato si abbandona a sé, rifiutando le cure, causando danni ulteriori all’organismo già gravemente debilitato.
Si stima che, a seconda del tipo e dello stadio del tumore, la sindrome da deperimento si verifichi tra il 50 e l’80% dei pazienti e che sia la causa diretta della morte nel 20% dei casi. Spesso infatti l’atrofia avanzata dei muscoli respiratori come il diaframma, contribuisce a causare un’insufficienza cardio-respiratoria.
Come combattere la chachessia
Per combattere la sindrome da deperimento il metodo più efficace è l’esercizio fisico. L’allenamento che può variare da camminata veloce o esercizi leggeri è importantissimo in quanto è il più potente antidepressivo naturale. Infatti, il fattore più importante da evitare per il malato è proprio quella spirale emotiva autodistruttiva. L’attività fisica può anche ridurre l’infiammazione che si diffonde attraverso il sangue. Infine, aumentando la massa muscolare o modificando il profilo metabolico delle fibre muscolari si può ritardare l’insorgere della cachessia.
Come abbiamo accennato, purtroppo non esistono ancora terapie specifiche per combattere la cachessia neoplastica, perché fino ad oggi non si conoscevano completamente le cause di questo deperimento muscolare.
È in questo contesto che s’inserisce lo studio guidato dal Prof. Marco Sandri e coordinato dalla Dott.ssa Roberta Sartori presso il dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e l’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM), e dal Professor Paul Gregorevic presso il Centre for Muscle Research dell’University of Melbourne.
Lo studio, pubblicato sulle pagine del Science Translational Medicine, ha come titolo “Perturbed BMP signaling and denervation promote muscle wasting in cancer cachexia”.
Quali sono le cause della cachessia
La ricerca, specialmente quella volta ad identificare bersagli per le terapie farmacologiche, può arrivare ad identificare i meccanismi molecolari alla base della cachessia neoplastica.
Nello specifico, lo studio italiano ha chiarito come la crescita della massa neoplastica causi la produzione di specifiche proteine (activina A, IL6, noggin) che alterano la struttura e la funzionalità dei neuroni motori, responsabili del rilascio di segnali attivatori dalla spina dorsale alle fibre muscolari per controllare i muscoli e il loro movimento. Tale effetto sui motoneuroni comporta una diminuzione della comunicazione tra nervo e muscolo. Questo induce debolezza, affaticamento, perdita di massa muscolare ed infine il deperimento, la cachessia.
“Questo lavoro è un esempio di come una collaborazione internazionale e multidisciplinare abbia permesso sia l’individuazione delle molecole coinvolte nella cachessia neoplastica, sia la sperimentazione, in animali di laboratorio, di un farmaco già in uso in vari Paesi per il trattamento di altre patologie” ha spiegato il Prof. Marco Sandri del Dipartimento di Scienze Biomediche.
Il trattamento farmacologico ha contrastato la degenerazione dei neuroni, preservato la massa muscolare e ha aumentato la sopravvivenza indipendentemente dalla crescita del tumore
prof. Marco Sandri
I risultati ottenuti hanno gettato le basi per lo sviluppo di una nuova serie di farmaci che potrebbero agire sia sui neuroni sia sui muscoli. L’obiettivo è massimizzare l’azione contro il deperimento e per migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Ora, questi risultati aspettano solo la conferma dalle sperimentazioni cliniche.