Negli ultimi mesi, per via dell’uscita del film “Barbie”, non si parla d’altro. Ora, la bambola più famosa del mondo è arrivata anche nelle RSA.
L’idea è nata alla RSA San Raffaele di Campi Salentina, in provincia di Lecce. Qui, gli operatori hanno regalato delle Barbie a un gruppo di pazienti affetti da Alzheimer.
“La reazione delle ospiti è stata sorprendente, al di là di ogni previsione possibile” ha raccontato Irene Patruno, educatrice professionale della residenza, spiegando che nell’ambito del laboratorio di Doll Therapy – alle pazienti del nucleo Alzheimer – è stata data la possibilità di scegliere con quale bambola giocare. La scelta, nella quasi totalità dei casi, è ricaduta proprio sulla Barbie.
Le origini della Doll Therapy
I benefici della Doll Therapy (in italiano, Terapia della Bambola) sono stati oggetto di numerosi studi. Nel 2018, l’Università di Padova ha esaminato i suoi effetti su pazienti con grave demenza vascolare e Alzheimer, tutti tra i 76 e i 96 anni d’età: lo studio, pubblicato sul Journal of Geriatric Psychiatry, ha evidenziato l’influenza positiva delle bambole sui sintomi comportamentali e psicologici della demenza ma anche sui caregiver che dei pazienti si occupano. Un ulteriore studio, condotto in Australia e pubblicato sulla rivista Aging mental health, dimostra invece la capacità che Barbie e bambole hanno di ridurre i livelli di ansia, depressione e aggressività in chi è affetto da declino cognitivo.
Da dove nasce la Doll Therapy? Dalla teoria dell’attaccamento, sviluppata dallo psicologo John Bowlby negli anni Sessanta. Esperto di psicologia infantile, secondo Bowlby la ricerca di un contatto costante e reciproco bambino-genitore sarebbe frutto di un istinto primordiale. Questo desiderio (che sfocia poi nell’accudimento dell’altro) può avvalersi anche di un oggetto transazionale. Come, per l’appunto, una bambola.
Per l’anziano, la Barbie (e così ogni bambola) è quindi un oggetto simbolico che lo aiuta a entrare in relazione con gli altri e che gli permette di esprimere il suo desiderio intrinseco di accudimento e scambio affettivo.
I benefici della Doll Therapy
I maggiori benefici della Doll Therapy sono:
- riduzione dei livelli di ansia e agitazione;
- aumento della felicità;
- maggiore interazione sociale;
- aumento del livello di attività;
- migliore capacità di ricevere cure;
- diminuzione delle espressioni verbali negative;
- miglioramento dell’umore;
- diminuzione delle ossessioni e del vagabondaggio;
- miglioramento del rapporto con il cibo.
La terapia con le bambole ha mostrato numerosi effetti positivi per le persone affette da demenza senza l’uso di farmaci. Le bambole, così come i peluche, possono promuovere sensazioni di rilassamento e piacere: tenerli in mano può essere particolarmente utile per le persone introverse, irrequiete, angosciate o ansiose, ma anche per chi è affetto da demenza.
Molte persone colpite da declino neurologico vivono infatti uno stato di intensa confusione e angoscia che si verifica tipicamente la sera. Possono sentire un forte bisogno di tornare a casa, anche se sono già a casa, o di andare a prendere i figli a scuola, anche se sono cresciuti. Avere una bambola o un animale giocattolo su cui concentrarsi in quel momento della giornata può alleviare queste sensazioni.
Non solo: “prendersi cura” di una bambola o di un peluche può fornire loro uno scopo, e aiutarli a connettersi con il mondo esterno, il che si traduce in un miglioramento dei livelli d’attività e dell’umore.
Se poi in famiglia ci sono persone più giovani, come i nipoti, giocare o parlare insieme del giocattolo può aiutare le persone affette da demenza a interagire.