Epatite C: trasmissione, sintomi e cosa si può fare

Infezione del fegato causata dal virus dell’epatite, l’epatite C è una malattia subdola. Essendo in genere asintomatica, la maggior parte delle persone non sa di averla contratta. Ed è un problema, considerando come il virus si diffonda attraverso il sangue o i fluidi corporei di una persona infetta.

Tra le principali cause di mortalità epatica nel mondo, l’epatite C provoca 71 milioni di infezioni a livello globale e circa 400 mila morti l’anno. L’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di mortalità per tale patologia (nel 2016 l’Eurostat ha calcolato 38 decessi per milione di abitanti contro i 13 della media UE).

Per questo motivo, l’OMS ha introdotto obiettivi globali per la cura e la gestione dell’infezione da HCV prefiggendosi di eliminare l’infezione da epatite entro il 2030.

Che cos’è l’epatite C

L’epatite C è una malattia infettiva causata da un virus RNA, che aggredisce e danneggia le cellule del fegato. Si contrae prevalentemente attraverso il contatto diretto con sangue infetto e, sebbene esistano molte forme del virus dell’epatite C (o HCV), nessuna è più grave di qualsiasi altra. Tuttavia, rispondono in modo diverso al trattamento.

Il periodo di incubazione, che può durare da 14 a 80 giorni, è seguito da una fase acuta che prosegue per i primi 6 mesi successivi all’ingresso del virus nel corpo. Passato questo periodo, in alcune persone il virus scompare naturalmente senza lasciare conseguenze. Nella maggior parte dei pazienti (circa l’85%), si tramuta in una condizione cronica. Ed è proprio l’infezione cronica da epatite C a causare gravi conseguenze, come il cancro al fegato o la cirrosi.

Come si trasmette l’epatite C

L’epatite C è contagiosa e si trasmette principalmente quando sangue o fluidi corporei entrano in contatto con flusso sanguigno sano.

Il contagio da epatite C è molto simile a quello che avviene con la trasmissione dell’HIV, ovvero si può essere esposti al virus attraverso la condivisione di aghi e siringhe, attraverso il contatto con aghi o lame infette, oppure tramite rapporti sessuali non protetti con persone malate.

Inoltre, l’infezione può essere trasmessa dalla madre gestante al figlio, oppure con la condivisione di articoli per la cura personale come spazzolini da denti, lamette da barba e tagliaunghie.

Altresì, dobbiamo sottolineare che una persona affetta da epatite C può avere normali rapporti sociali, usando le giuste precauzioni, in quanto il contagio non si trasmette attraverso contatto casuale, colpi di tosse o starnuti, baci profondi o contatto pelle a pelle (a meno che non siano presenti tagli e ferite sanguinolente).

Da precisare che l’epatite C non viene trasmessa neppure attraverso il latte materno, a meno che la mammella non perda sangue.

I sintomi dell’epatite C

Molte persone con epatite C non hanno sintomi per molto tempo, per cui si tratta di una infezione difficile da riconoscere e trattare, soprattutto nei casi in cui ha breve durata, per poi scomparire naturalmente. 

Tuttavia, nella prima fase acuta, cioè tra le 2 settimane e i 6 mesi dopo che il virus è entrato nel flusso sanguigno, si potrebbero verificare le seguenti manifestazioni:

  • Defecazioni color argilla
  • Urina scura
  • Febbre
  • Affaticamento
  • Ittero (una condizione che causa occhi e pelle gialli e urine scure)
  • Dolori articolari
  • Perdita di appetito 
  • Nausea
  • Mal di stomaco
  • Vomito

Nella fase successiva, invece, ovvero quando l’epatite C si trasforma in infezione cronica, si potrebbero notare sintomi più seri, quali:

  • Accumulo di liquidi nella cavità addominale (ascite) o nelle gambe (edema)
  • Calcoli biliari
  • Encefalopatia
  • Insufficienza renale
  • Facile sanguinamento e lividi
  • Prurito intenso
  • Perdita muscolare
  • Problemi di memoria e concentrazione
  • Vene simili a ragni sulla pelle
  • Vomito di sangue a causa di sanguinamento nell’esofago inferiore (varici esofagee)
  • Perdita di peso

Come si diagnostica l’epatite C

Il virus dell’epatite C va diagnosticato attraverso esami del sangue per la ricerca di Anticorpi anti-HCV, proteine ​​che il corpo produce quando trova il virus nel sangue. Di solito compaiono circa 12 settimane dopo l’infezione.

Se il soggetto risulta positivo agli anticorpi, si procede con un test HCV RNA, il quale misura il numero di particelle di RNA virale (materiale genetico del virus dell’epatite) nel sangue. Di solito si presentano 1-2 settimane dopo che si è stati infettati.

Quando l’epatite assume carattere cronico, sono utili ulteriori test di funzionalità epatica che andranno a misurare le proteine ​​e i livelli di enzimi, che di solito aumentano da 7 a 8 settimane dopo l’infezione. 

Come curare l’epatite C

L’epatite C oggi è curabile, questo è importante saperlo. Ma non è sempre stato così. Per decenni le persone affette da epatite C hanno avuto bisogno di iniezioni dolorose di un medicinale chiamato interferone e dell’assunzione di una pillola chiamata ribavirina. 

Questi farmaci non avevano lo scopo di ammazzare il virus, ma di potenziare il sistema immunitario in modo che potesse scomparire naturalmente. Il trattamento, tuttavia, aveva numerosi effetti collaterali e risultati non sempre positivi: i tassi di guarigione si aggiravano intorno al 50%.

Oggi, invece, sempre più persone possono liberarsi del virus semplicemente prendendo una pillola, a casa, per poche settimane. Non esiste un’opzione valida per tutti, in realtà, poiché ci sono molti tipi diversi, o “genotipi”, di epatite C. Il tipo 1 è il più comune.

La maggior parte delle volte, i farmaci rimuovono tutte le tracce del virus dal sangue entro 12 settimane. Questa è chiamata risposta virologica sostenuta (SVR) ed è ciò che stabilisce l’avvenuta guarigione. 

La ricerca si sta però muovendo rapidamente sui trattamenti per l’epatite C. I ricercatori continuano a studiare e a proporre nuovi trattamenti nella speranza di poter debellare completamente il virus. Di conseguenza, ciò che i medici raccomandano oggi, potrebbe cambiare rapidamente. 

Il 28 luglio si celebra la Giornata mondiale contro l’Epatite, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in concomitanza con il giorno in cui si commemora la nascita di Baruch Blumberg, il biochimico statunitense insignito del premio Nobel per aver scoperto il virus dell’epatite B e sviluppato il primo vaccino.
Anche Di Salute aderisce al #WorldEpatitisDay 2021: l'epatite non può aspettare!

Molte sono le città d’Italia che, per l’occasione, organizzano screening rapidi e gratuiti dell’Epatite C: chiedi informazioni al tuo medico.

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