Fake news nel settore sanitario: l’Associazione Italiana Ospedalità Privata AIOP ha posto il focus su questo cruciale tema in occasione della presentazione del suo 3° Bilancio Sociale.
Il Bilancio ha evidenziato il contributo significativo della componente privata al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che ammonta a più di un quarto dei ricoveri nazionali, con un utilizzo di risorse che rappresenta circa un decimo della spesa complessiva. Questo dato pone in luce il ruolo cruciale del settore privato nella generazione di valore economico e nella distribuzione di benefici ai vari stakeholder e alla comunità.
Il contributo di AIOP al SSN
Il 3° Bilancio Sociale di AIOP ha messo in evidenza come il settore privato, oltre a fornire una quota significativa dei servizi sanitari, ridistribuisca il 92% del valore economico generato al territorio. Questa ridistribuzione si manifesta sotto forma di coinvolgimento di fornitori e professionisti, contributi fiscali, e supporto al Terzo Settore. L’8% restante viene reinvestito in Ricerca e Sviluppo e nell’ammodernamento delle strutture e delle tecnologie.
Fake News nel Sistema Sanitario
Il dibattito sulle fake news in sanità è stato un tema centrale durante la presentazione del Bilancio. Barbara Cittadini, Presidente Nazionale di AIOP, ha sottolineato come la disinformazione influenzi la percezione pubblica del sistema sanitario, portando a una distorsione nelle scelte politiche: “La scelta di coniugare la presentazione del 3° Bilancio Sociale AIOP al tema delle fake news in sanità nasce dal desiderio di raccontarci per il valore che creiamo e che possiamo, ulteriormente, creare per promuovere una sanità pubblica, efficiente, solidale ed equa, in un contesto nel quale aumenta la nostra attenzione al tema della qualità di vita nel nostro Paese, oltre che al tema ambientale, generazionale e di genere.
Parlare di componente di diritto privato del Servizio Sanitario Nazionale – ha precisato Cittadini – vuol dire ancorare la natura delle strutture private accreditate e ogni intervento al corretto perimetro di riferimento, quello della Sanità pubblica.
Quante volte sentiamo parlare impropriamente di “privatizzazione” della sanità? Quante volte leggiamo articoli nei quali si confonde il “privato” inteso come natura giuridica di una parte delle strutture del SSN e “privato” quale forma di fuoriuscita dallo schema universalistico e solidale di Sanità.
È successo, ancora una volta, la scorsa settimana nell’ambito di un question time alla Camera dei Deputati, a commento della modifica – introdotta nell’ultima manovra di Bilancio – del tetto di spesa all’acquisto di prestazioni da erogatori di diritto privato, congelato al 2011.
Questo intervento invece permetterà di prendere in carico più pazienti, curare di più, ridurre le liste d’attesa, continuando ad assicurare prestazioni complesse e di provata efficacia clinica” ha concluso la Presidente di AIOP.
Secondo Ylenja Lucaselli, Capogruppo FdI, V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Camera dei Deputati: “Oggi, quando si parla di sanità lo si fa in maniera troppo approssimativa e divulgando notizie non veritiere, a partire da quella sul personale medico: si dice che in Italia ci siano pochi investimenti per la loro assunzione e questo non è vero. In realtà, la componente di diritto pubblico non ha utilizzato fondi stanziati per 3 miliardi di euro. Il tema vero riguarda la formazione e l’assenza di competenze. Quindi, questa è già una fake news così come quella secondo la quale la sanità privata sarebbe un contraltare di quella pubblica, quando noi sappiamo benissimo che è un supporto fondamentale, un asse centrale per il mantenimento degli standard qualitativi”.
Sandra Zampa, Segretario gruppo PD, componente della 10ª Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Senato della Repubblica, ha osservato: “La politica fa molte promesse che spesso vengono disattese. La sanità è un tema che chiama in causa le nostre coscienze ed è certamente uno dei punti dolenti nell’opinione pubblica. I cittadini si aspettano qualcosa di più considerati gli impegni presi durante l’esperienza pandemica. Allarmano la riduzione delle risorse e la difficoltà delle Regioni nel far fronte al problema delle liste d’attesa e della tutela del personale”.