Un nuovo e importante step di miglioramento nella qualità della riabilitazione dei pazienti che hanno subito danni neurologici. Un nuovo studio sperimentale che coniuga le più recenti innovazioni nel campo della robotica con la medicina riabilitativa. Un unione di intenti tra realtà che rappresentano l’eccellenza italiana nel progresso medico e tecnologico. Una collaborazione tra la Fondazione Don Gnocchi (FDG), un’istituzione leader in Italia in campo sanitario, riabilitativo e socio-sanitario. L’Università Campus Bio-Medico di Roma uno dei centri di formazione più all’avanguardia in Italia per la ricerca nei settori della bioigegneria, della medicina e nella ingegneria chimica. Heaxel, un’azienda italiana che progetta e sviluppa dispositivi medici innovativi per la riabilitazione mediata da robot, creatrice di icone, l’innovativa piattaforma robotica per la tele-riabilitazione domiciliare.
Negli ultimi anni, il progresso tecnologico nel campo della robotica sta consegnando risultati molto promettenti in vari settori come l’intrattenimento, la comunicazione virtuale e la medicina. In questo campo l’Italia e si è più volte distinta per le sue innovazioni, specialmente nella medicina riabilitativa. Questo studio, co-finanziato dall’Unione Europea tramite Lazio Innova nasce nell’ambito dell’avviso pubblico “Emergenza Coronavirus e oltre”. Una prova sulla resilienza e costanza dei ricercatori italiani di trovare sempre nuove vie per assicurare delle cure, o una riabilitazione, di qualità anche in un periodo difficile come quello causato dalla pandemia di COVID-19.
Accessibilità per tutti
Lo studio si prepone di aiutare un numero sempre maggiore di pazienti, specialmente quelli che vivono in una condizione di fragilità. Un sistema di riabilitazione domiciliare che ben si coniuga anche con le problematiche dovute alla pandemia da COVID-19, che ha impedito a molti pazienti di seguire con costanza le cure. Grazie ad icone si può ricevere una terapia robotica riabilitativa innovativa direttamente a casa, in maniera sicura e efficace. Riabilitazione che può divenire anche stimolante grazie alla possibilità offerte dalla supervisione dei propri familiari (o caregiver). Inoltre, il paziente non viene mai lasciato da solo dagli specialisti, grazie all’ausilio di device mobili, e alla raccolta di dati raccolti in tempo reale con un set di sensori.
Oltre le barriere della pandemia
Un progetto che premia la complementarietà e le collaborazioni positive tra le varie realtà dell’equipe al fine di superare alcuni dei limiti imposti dalla pandemia in corso. «La situazione che abbiamo vissuto ha di fatto impedito a molti pazienti cronici di svolgere fisioterapia in struttura per quasi un anno. Se avessimo potuto disporre di una piattaforma come questa, cruciale per superare i limiti del distanziamento sociale, molti non avrebbero registrato una perdita sensibile dei risultati ottenuti. Chi non dispone di un arto funzionale dovrebbe sempre continuare la riabilitazione per mantenere la mobilità dell’arto perché l’attività di mantenimento è importante tanto quanto quella del recupero» – ha commentato la dottoressa Irene Aprile, Medico Responsabile del Centro S. Maria della Provvidenza e Direttore del Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria della Fondazione Don Carlo Gnocchi.

Come funziona Icone
Lo studio ha previsto il coinvolgimento di una ventina di pazienti in un periodo complessivo di 6 mesi. Si compone di una prima parte di terapia tramite il robot icone sviluppato da Heaxel. In seguito, vi è l’integrazione di dispositivi mobili (tablet e smartphone) al fine di consentire al terapista della Fondazione Don Gnocchi di monitorare in tempo reale le prestazioni dei pazienti come fosse in presenza e correggerli se lo ritenesse opportuno.
A completamento di questo vi è la sensoristica integrata di icone e il kit di sensori indossabili predisposto dall’Università Campus Bio-medico (dai sensori di monitoraggio dei parametri fisiologici, quali battito cardiaco, frequenza respiratoria, e impedenza galvanica fino ai sensori magneto-inerziali per il monitoraggio della cinematica articolare durante l’esercizio riabilitativo). Un sistema grazie al quale sarà possibile costruire un protocollo ottimale per il tele-consulto e la tele-riabilitazione. Una riabilitazione che così può essere continuata presso il proprio domicilio, tranquillamente anche senza la diretta supervisione degli esperti.
Supervisione tecnologica
«Tutti i dati delle sessioni di terapia vengono quindi raccolti su cloud: in tempo reale quelli dei sensori integrati in icone e a inizio e a fine trattamento quelli acquisiti dai sensori indossabili – ha aggiunto la prof. ssa Loredana Zollo di UCBM- Questi, unitamente al feedback visivo del terapista, consentono di valutare in maniera oggettiva lo stato fisiologico e le prestazioni motorie del paziente, di modulare il trattamento riabilitativo e di adattare sempre più il robot al paziente che può, in ogni momento, comunicare eventuali difficoltà o affaticamento nello svolgimento della terapia».
Come abbiamo accennato il robot icone è stato progettato appositamente per trattamenti riabilitativi sia in modalità sincrona che asincrona. Per sincrona si intende la riabilitazione che si fa di solito nei centri con la guida dei medici e dei fisioterapisti in presenza. Asincrona invece quando il paziente segue il programma di riabilitazione a casa senza la necessità di avere la guida degli esperti.
Funzionalità e innovazione
Il robot è, trasportabile e compatto, all-in-one e plug-and-play. Consente infatti un contatto fisico limitato e può essere utilizzato da pazienti che presentino un deficit motorio dell’arto superiore, una spasticità non grave e che siano in grado di interagire col robot mentre a video vengono illustrati i movimenti da svolgere sotto forma di giochi interattivi (exergames, exercise + videogames).
«Lo studio rappresenta in ottica futura una grande opportunità per la terapia domiciliare con assistenza a distanza e apre la strada a un accesso più paritario a questo tipo di prestazioni – ha commentato Filippo Lorenzi, CEO di Heaxel – Basti pensare alle difficoltà che può incontrare un paziente che risiede in un piccolo paesino di provincia, lontano dai principali centri medici, così come chi vive in una città come la Roma metropolitana, dove gli spostamenti richiedono molto tempo. L’ingresso del robot nelle case dei pazienti rappresenta un cambiamento davvero significativo poiché in futuro tutti avranno la possibilità di usufruire di trattamenti di questo tipo superando le diseguaglianze tra le diverse regioni e aree geografiche».