Lo sport è un toccasana per il corpo. Anche chi soffre di cuore dovrebbe praticare delle attività mirate, in un ambiente dall’aria sana e priva di inquinamento. Quale posto migliore della montagna. Molti sportivi scelgono i nostri monti per allenarsi con diverse attività che si possono svolgere a bassa e alta quota. Tuttavia, specialmente per chi sceglie di salire ad alta quota, bisogna avere delle particolari precauzioni per evitare danni alla salute, in quanto più saliamo più il nostro corpo deve adattarsi.
Cosa succede al nostro cuore e ai nostri polmoni quando saliamo ad alta quota? È questa la domanda a cui si vuole rispondere nel primo e unico studio sul tema, realizzato dal Centro Cardiologico Monzino, pubblicato sul giornale scientifico “High Altitude Medicine and Biology”. I dati parlano chiaro, le difficoltà che possono insorgere salendo di quota dipendono dalle caratteristiche del nostro fisico. I risultati dimostrano che un alto BMI (indice di massa corporea) segno di sovrappeso, l’età avanzata e il sesso maschile sono fattori associati alla difficoltà di respirare quando si sale ad alta quota, in particolare durante l’inverno.
Cos’é l’ipossemia?
Questa condizione viene chiamata ipossiemia e accade in montagna specialmente sopra i 2500 metri d’altezza. A questa altitudine, a causa della bassa pressione, si riducono in modo significativo gli scambi di gas tra il nostro sangue e l’atmosfera. Questo porta ad una scarsa quantità di ossigeno a disposizione dei tessuti causando: dispnea (mancanza di fiato), confusione, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria e altri sintomi che possono essere più o meno gravi a seconda dell’altezza e delle condizioni generali della persona.
Lo studio ha analizzato la risposta cardiopolmonare all’esposizione acuta ad alta quota. Valutando le condizioni specifiche di ciascun soggetto, si è potuto stabilire se una persona può raggiungere l’alta quota, quale tempo di acclimatamento deve rispettare, fino a quali altezze può spingersi, e qual è il livello di rischio individuale. Lo studio ha reclutato un totale di 4874 soggetti di diversa età e diversi parametri. Il 67% dei volontari (1793 maschi e 1474 femmine) hanno effettuato tutte le misurazioni richieste attraverso uno speciale strumento di monitoraggio.
Tecnologia al servizio della prevenzione
La stazione biometrica Keito K9 è la prima postazione al mondo per il controllo cardiaco ad alta quota inaugurata nel dicembre 2019. La stazione di cardiomonitoraggio è stata ideata dal Prof. Piergiuseppe Agostoni – Direttore del Dipartimento di Cardiologia Critica e Riabilitativa del Centro Cardiologico Monzino, Professore ordinario di malattie cardiovascolari dell’Università degli Studi di Milano e uno dei massimi esperti di alta quota in ambito cardiovascolare insieme ai suoi collaboratori Carlo Vignati e Massimo Mapelli.
Nella splendida cornice delle Funivie Monte Bianco presso Punta Helbronner, Keito K9 è multilingue, dotata di schermo touch screen e può misurare il peso, l’altezza, la percentuale di massa magra e grassa, l’indice di massa corporea (IMC). Ma, tra le funzioni più importanti, misura la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la saturazione di ossigeno nel sangue.
Montagna e accessibilità
Il Prof Agostoni spiega che: «Per informare e sensibilizzare ulteriormente la popolazione, accanto alla stazione biometrica Keito K9 abbiamo installato anche pannelli informativi relativi agli effetti cardiovascolari che derivano dall’esposizione acuta alle altezze: insieme al lavoro della stazione biometrica, permettono a chiunque di verificare alcuni parametri e consentono di valutare se si rientra nei limiti di normalità in rapporto all’altitudine. La disponibilità di moderni impianti di risalita garantisce la fruibilità dell’alta quota, e in tempi sempre più brevi, a ogni categoria di soggetto, dal sano al cardiopatico, dal giovane all’anziano. La salita però può avere dei rischi per il sistema cardiovascolare. Abbiamo quindi ideato uno strumento in grado di valutare con precisione il livello di rischio e garantire la salita in sicurezza».
L’importanza dell’attività fisica
«L’attività sportiva, come confermano numerosi studi scientifici, è un’assicurazione sulla vita per tutte le età, aiuta a proteggere il cuore e a migliorare il benessere generale. La montagna è il luogo di sport e aria buona per eccellenza. Grazie ai nuovi strumenti di valutazione del rischio individuale, anche l’alta quota diventa accessibile e più sicura anche per chi soffre di cuore» conclude Agostoni.
Perciò alleniamoci e manteniamoci in forma, ma facciamo attenzione a dove ci troviamo. Il nostro corpo reagisce in modi diversi a seconda del luogo in cui si trova. La prossima volta che prenderete la funivia per salire nel rifugio in quota fate attenzione alle risposte che il vostro corpo vi dà. Forse potrete prevenire delle spiacevoli complicazioni facilmente evitabili.
Dimmi chi sei e ti dirò quanto puoi salire in alto, con questa frase possiamo riassumere questo studio innovativo. Sperando che sempre più località montane prendano in considerazione l’impiego di questi mezzi informativi per garantire la salute di tutti. Informazione che coincide anche con inclusività per tutte quelle persone che a cause di malattie cardio-respiratorie non si sono mai avvicinate agli splendidi panorami montani che l’Italia può offrire.