Prevenzione del tumore al collo dell’utero: gennaio è il mese dedicato

Gennaio è dedicato alla sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore al collo dell’utero, una forma di tumore che, nonostante la sua gravità, può essere prevenuto efficacemente attraverso metodi moderni di screening e la recente diffusione del vaccino. Questa neoplasia colpisce prevalentemente le donne tra i 55 e i 64 anni, ma non esclude fasce d’età più giovani.

Il dottor Roberto Senatori, medico ginecologo e consigliere della Società Italiana di Colposcopia e Patologia Cervico Vaginale, sottolinea l’importanza della prevenzione: “Il tumore alla cervice dell’utero si sviluppa dopo un lungo periodo, generalmente a causa di una lesione provocata dall’HPV. La presenza del virus è una condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo del tumore, quindi eliminando il virus si riduce anche il rischio di patologie più gravi”.

Vaccinazione HPV: un pilastro della prevenzione del tumore al collo dell’utero

La prevenzione primaria per il tumore al collo dell’utero si basa sulla vaccinazione HPV, da effettuarsi preferibilmente in età preadolescenziale. Questi vaccini sono sicuri ed efficaci, capaci di prevenire oltre il 90% delle forme tumorali associate all’HPV. “La vaccinazione è offerta gratuitamente fino ai 26 anni d’età per le ragazze; per le donne al di sopra dei 26 anni è disponibile a un social price. Tuttavia, la copertura vaccinale è ancora bassa, aggirandosi attorno al 60%,” afferma il Dott. Senatori.

Screening Periodici: cruciali nella prevenzione secondaria

Lo screening varia a seconda dell’età: per le donne sotto i 30 anni si utilizza il PAP test, mentre dopo i 30 anni si passa direttamente all’HPV test. “Prima dei trent’anni, effettuare direttamente l’HPV genererebbe inutili allarmismi; valutare le alterazioni cellulari è più efficace ai fini della prevenzione,” spiega Senatori.

Se negativo, lo “screening organizzato” prevede la ripetizione del test dopo 5 anni, altrimenti, se positivo, viene effettuato il PAP test. Qualora il PAP test sia positivo, si procede all’esame colposcopico e, se necessario, alla terza fase di prevenzione, ovvero il trattamento delle lesioni.”

“La differenziazione degli screening per il tumore al collo dell’utero in base all’età è dovuta al fatto che prima dei trent’anni il virus è molto diffuso ma, dato che tende a negativizzarsi spontaneamente, effettuare direttamente l’HPV genererebbe inutili allarmismi, mentre valutarne solo le alterazioni più pericolose risulta maggiormente efficace ai fini della prevenzione e della cura.”

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